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SULMONA – Non è affatto facile ottenere la cittadinanza italiana, checché se ne dica. Così spesso si cercano soluzioni anche al di fuori della legalità, scorciatoie che però non portano da nessuna parte, se non verso grossi guai. E’ proprio quello che è accaduto a un algerino clandestino e ad una 34 enne di Sulmona che si trovano sotto processo per aver pianificato con artificio le nozze combinate al fine di ottenere la cittadinanza italiana per lui, che ora si è reso irreperibile. I fatti si sono verificati nel maggio del 2016. I finti sposi si erano recati a Palazzo San Francesco per le prime promesse. L’algerino avrebbe ottenuto la cittadinanza italiana mentre la giovane sulmonese un rimborso in denaro. Altro che amore eterno. Per entrambi l’accusa è di aver organizzato un matrimonio simulato “per favorire la permanenza (dell’algerino) sul territorio dello Stato, in violazione delle norme e le disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione”. Complessivamente sono finiti davanti al giudice quattro persone. Oltre alla coppia, che poi coppia non era, alla sbarra sono comparsi un 58 enne di Pescara, il sensale e un testimone di Pescara, che sarebbe stato al “gioco”, ovvero ai finti confetti. A smascherare i protagonisti dell’incredibile vicenda è stata la Polizia attraverso l’attività d’indagine curata dalla Squadra Anticrimine e dal personale dell’ufficio immigrazione del Commissariato Ps di Sulmona. Nella prima udienza del processo celebrata ieri, davanti al giudice Francesca Pinacchio, ha sfilato il Sostituto Commissario Daniele L’Erario, ora in servizio presso la Squadra Mobile dell’Aquila, che ha ricostruito per filo e per segno tutti i particolari delle nozze combinate. Un matrimonio che non s’aveva da fare poiché, dal fatidico giorno delle prime promesse, i due non si sarebbero più visti né hanno mai pronunciato il sì definitivo.

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