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Foto Angelo D’Aloisio SULMONA – 2 anni e 24 lunghissimi giorni. Tanto è durata la nostra maratona, sui social e in tv, per seguire pedissequamente l’andamento della curva epidemiologica sul territorio. La mezzanotte è scoccata e si porta via, almeno sulla carta, un’emergenza sanitaria senza precedenti storici. Sicuramente da consegnare agli annali. Ma non basta un giro di orologio per cancellare referti, focolai, contagi, vittime, ospedali pieni e impreparati, sistemi in affanno con organici ridotti al lumicino. Riavvolgere il nastro diventa quindi importante per fare tesoro della “lezione” del Covid e iniziare a conviverci, nella quotidianità, per normalizzare la gestione del virus che non avrà più un carattere emergenziale. Sono stati 71930 i casi refertati in due anni di pandemia sul territorio provinciale di cui 14739 nel Centro Abruzzo. Le persone che sono uscite dall’incubo del contagio sono state 13414 anche se, nell’elenco, figurano anche i long Covid, coloro che presentano gli strascichi dell’infezione. In 127, purtroppo, non ce l’hanno fatta. Per loro, maggiormente per loro, è necessario ricostruire il volto e il corpo di una sanità più attenta alle esigenze dei pazienti. Non si possono lasciare reparti con soli tre medici in servizio come pure non si possono arrangiare spazi per la sosta dei pazienti, fino a saturare ambulanze, corridoi e barelle. Non si può snobbare la proposta del nucleo di cure primarie né attendere fino a 72 ore per refertare un tampone. L’endemia renderà il virus “amico” del paziente. Un paradosso che però rende bene l’idea sulla convivenza. Se da un lato è necessario mantenere la consapevolezza del rischio, dall’altro è importante che gli operatori sul fronte siano messi nella condizione di agire tempestivamente. Intanto il Covid, anche quest’anno, fa il suo “pesce d’aprile”. Nel giorno che sancisce la fine dell’emergenza, lo scenario epidemiologico è tutt’altro che assestato. L’ospedale resta sotto attacco con contagi tra sanitari pressocchè periodici. Il carcere di massima sicurezza continua a mettere a referto nuovi casi tra detenuti, come avvenuto ieri mentre un nuovo focolaio sta interessando la confraternita lauretana, proprio a due settimane dalla Pasqua. Lì sarebbero almeno sette le positività registrate. Non proprio una coda verrebbe da dire. Anche se vista la sintomatologia piuttosto blanda o nulla tra i vaccinati, il Covid non fa più paura come due anni fa, quando anche la notifica della nostra diretta faceva tremare la Valle. Non ci siamo mai tirati indietro. Di giorno e di notte. Con o senza il plateau. Con le piazze piene e vuote. Ci siamo ritrovati anche dall’altra parte dopo essere entrati in un camera calda. Più che un’informazione in tempo reale, è stata una vera e propria missione, per fare da ponte tra l’utenza e gli addetti ai lavori, soprattutto quella più fragile. Ora si volta pagina. Sperando di raccontare la rinascita di una comunità. (a.d’.a.)

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