
Ancora senza stipendio gli operatori del 118 che prestano servizio con una cooperativa. La situazione non è stata risolta e gli operatori hanno rilanciato il grido di allarme con una lettera aperta. “Anche che per questo mese di giugno 2025, come già accaduto due mesi fa, noi operatori del servizio 118 – assunti tramite una società che presta servizi all’ASL 1 Abruzzo – ci siamo trovati a dover fronteggiare un nuovo ritardo nel pagamento degli stipendi. La motivazione, ricevuta tramite una comunicazione ufficiale, è ancora una volta legata al mancato o ritardato pagamento delle fatture da parte dell’ASL stessa verso l’azienda appaltatrice. Siamo consapevoli delle difficoltà burocratiche che talvolta possono rallentare i processi amministrativi, ma riteniamo che tutto ciò non debba ricadere sistematicamente su chi, ogni giorno, garantisce un servizio essenziale e delicato come quello dell’emergenza-urgenza. Il nostro lavoro comporta spesso turni prolungati, anche di 12 ore consecutive o doppi turni, per ovviare alla carenza di personale e non compromettere il funzionamento del servizio. Lo facciamo con senso del dovere e professionalità, spesso senza lamentarci, perché siamo coscienti della responsabilità che abbiamo verso i cittadini.Tuttavia, il rispetto che chiediamo passa anche dalla regolarità dei nostri stipendi. Il ritardo nel pagamento delle retribuzioni ha conseguenze concrete: chi ha famiglie con bambini piccoli, chi deve affrontare il pagamento di rate, mutui o spese ricorrenti, si ritrova improvvisamente in difficoltà. E allora ci chiediamo: chi risarcirà il danno a queste persone? Chi ripagherà le conseguenze di una gestione che non tutela adeguatamente chi ogni giorno mette il proprio impegno – e spesso anche la propria salute – al servizio della comunità? Ci interroghiamo, ancora una volta, sull’efficacia di un sistema che vede l’ASL spendere risorse per pagare sia un’azienda esterna che fornisce il personale, sia lo stesso personale, quando una gestione diretta potrebbe comportare un risparmio significativo per la sanità pubblica. Inizia a farsi strada il dubbio che questo modello possa convenire a qualcuno, anche se non certo a chi lavora sul campo. Non vogliamo creare polemiche né puntare il dito, ma riteniamo doveroso dare voce a questa realtà. Lo facciamo nella speranza che le istituzioni e l’opinione pubblica possano comprendere la gravità del problema e contribuire a trovare una soluzione che sia giusta, sostenibile e rispettosa del lavoro di tutti”