
A poche settimane dalla tragica morte di due cuccioli di orso bruno marsicano annegati in un invaso per innevamento artificiale nel Comune di Scanno, le associazioni Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines tornano a lanciare l’allarme sulla pericolosità di bacini simili presenti sul territorio. Nei giorni successivi all’incidente, volontari e operatori delle due realtà hanno effettuato una serie di sopralluoghi su altre infrastrutture analoghe, riscontrando ovunque una preoccupante assenza di misure di sicurezza. La situazione non è nuova: episodi simili si sono già verificati in passato, come nel bacino delle Fossette a Balsorano, dove nel 2010 e nel 2018 sono morti cinque orsi, o nel tragico caso di Bugnara del 2004, in cui perse la vita un bambino di soli sette anni. «È evidente che gli invasi artificiali continuano a rappresentare un rischio grave e concreto per la fauna selvatica e per le persone – dichiarano le associazioni –. Non possiamo più permettere che la sicurezza venga trascurata». Il tema sarà al centro della prossima riunione dell’Autorità di gestione del PATOM (Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano), convocata per il 10 giugno presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. In quell’occasione, Salviamo l’Orso presenterà una relazione dettagliata, frutto di un’indagine congiunta con Rewilding Apennines, in cui verranno illustrate le condizioni attuali e le proposte concrete per mettere in sicurezza gli invasi. L’obiettivo è chiaro: evitare che simili tragedie si ripetano, garantendo una convivenza sicura tra uomo e natura, in particolare in territori dove la presenza dell’orso marsicano, specie a rischio, è un patrimonio da proteggere con ogni mezzo.

