
ORTONA DEI MARSI. Scatta l’inchiesta per l’orso trovato senza vita, domenica, in una zona montana nel territorio comunale di Ortona dei Marsi, al confine con il Parco Regionale Sirente Velino, nei pressi di Forca Caruso. L’indagine mira ad accertare se, dietro il decesso, possano esserci terze responsabilità anche se, stando agli ultimi sopralluoghi, prende piede l’ipotesi di una competizione tra esemplari.
L’INCHIESTA
La procura della repubblica di Avezzano, dopo aver acquisito gli atti dei carabinieri forestali, ha aperto un fascicolo contro ignoti e ha disposto ulteriori accertamenti sulla carcassa dell’animale e sullo stato dei luoghi. Dalle prime verifiche è emerso che l’orso si trovava appena al di fuori dei confini ufficiali del Parco Sirente Velino. Si tratta di un esemplare maschio adulto, di età stimata tra gli 8 e i 10 anni. La carcassa è stata trasferita, su disposizione della procura, all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo, dove verranno effettuati gli esami tossicologici e diagnostici. Intanto nella giornata di ieri è stato effettuato un nuovo sopralluogo nell’area dove è stato rinvenuto l’esemplare morto da parte del nucleo cinofilo antiveleno del Parco Nazionale Abruzzo e Molise. Gli operatori hanno battuto palmo a palmo l’intera area alla ricerca di eventuali esche avvelenate, senza rinvenire alcuna traccia. Una bonifica approfondita che è stata ripetuta a distanza di 24 ore dal primo sopralluogo. Per escludere definitivamente l’ipotesi di un avvelenamento si dovranno attendere gli esami disposti dal magistrato. NUOVE FERITE. L’ispezione sulla carcassa dell’animale, effettuata dal medico veterinario della Asl 1, ha riscontrato ulteriori ferite rispetto alle prime verifiche effettuate nell’immediatezza dei fatti. A scoprire la carcassa dell’animale sono stati tre escursionisti durante una passeggiata in montagna. Sono stati loro ad allertare il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Uno di loro ha raccontato la spiacevole esperienza sui social. I trei sono stati successivamente ascoltati dai carabinieri forestali, ai quali hanno ricostruito nel dettaglio quanto accaduto. “Continueremo a monitorare il territerio con le unità cinofile”, afferma il direttore del Parco Luciano Sammarone. Dai primi sopralluoghi non sarebbero emerse tracce di esche avvelenate.