SULMONA – L’indirizzo politico che la Regione ha dato al governo è ormai chiaro: Sulmona deve avere un ospedale di primo livello. Nonostante il cambio di classificazione restano i problemi per la carenza di organico e per alcuni servizi inquadrati nel piano sanitario. E’ il caso, ad esempio, del Centro Trasfusionale che non è stato elevato né ad unità semplice dipartimentale né ad unità semplice, nonostante il primo livello. Due pesi e due misure se si considera con gli altri ospedali ( L’Aquila UOC e Avezzano verso UOSD). Un particolare che è stato subito notato dagli addetti ai lavori, tenendo conto che l’attività del Centro Trasfusionale è nevralgica per ogni ospedale, poiché svolge un supporto per i vari reparti e le prestazioni sanitarie da erogare. Per il bacino di utenza dell’ospedale peligno, sempre più scarno e con una popolazione che invecchia, il servizio arriva a 1600 donazioni annue che toccano la soglia delle 1800 con sacche importate per sopperire al bisogno dei reparti e dell’emergenza. Un lavoro efficace grazie anche all’ambulatorio trasfusionale con la terapia marziale mediante infusioni di ferro e con trasfusioni a pazienti esterni. Nulla da invidiare insomma agli altri nosocomi. Eppure il Centro Trasfusionale resta classificato come un servizio. “Non una cosa di poco conto”- protestano dall’ospedale- “che andrebbe rivista”. L’ospedale di primo livello, stando alla ripartizione del piano sanitario regionale, potrà contare su 8 unità operative complesse: Cardiologia-Uitc, Chirurgia generale, Medicina Generale, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria e Neonatologia, Anestesia e Rianimazione, Riabilitazione post Covid. Il piano prevede inoltre 11 unità semplici dipartimentali, 2 unità semplici e 4 servizi. Sono 157 i posti letto ordinari e 13 quelli diurni.
Andrea D’Aurelio