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SULMONA – “Il piano sanitario regionale sta ratificando con enorme facilità quello che per anni è stato un progetto mai pubblicizzato, ovvero trasformare il Ss.ma Annunziata in un ospedale di campagna”. E’ quanto affermano il responsabile della Uil sanità Marcello Ferretti, Attilio Mascitelli della segreteria e la Rsu Franca Petrella sul futuro del nosocomio peligno. Secondo i tre “le scelte di politica sanitaria nel centro Abruzzo hanno fatto perdere nel corso degli anni la capacità attrattiva del nosocomio sulmonese attraverso una serie di mancati investimenti su risorse umane, infrastrutture e tecnologie che avrebbero definito oggi un ospedale moderno e competitivo”. “Facendo un breve excursus del passato vogliamo ricordare come realtà brillanti della sanità peligna sono state lentamente smantellate a partire da ostetricia e ginecologia che dopo il pensionamento dell’allora primario non vennero adottate azioni strategiche che oggi avrebbero sicuramente evitato il rischio di  soppressione del punto nascita. Quella di urologia, un’altra realtà brillante, costretta a faticare anni per avere il giusto riconoscimento a quelle professionalità che avevano  dimostrato di avere tutti i requisiti  per garantire gli standard qualitativi e quantitativi necessari per evitare la migrazioni di pazienti e la contrazione delle prestazioni. Non di meno l’oculistica,    ridotta a poliambulatorio dove solo l’impegno delle professionisti presenti garantisce il proseguo delle attività e  la rianimazione che soffre una cronica carenza di personale medico, che sta mettendo a dura prova il reparto. Stessa sorte”- rilevano da Uil Sanità– “è toccata alla medicina nucleare dove ad oggi il servizio viene assicurato dalla presenza di un sanitario per una settimana al mese generando disaffezione nell’utenza”. “Le promesse più ottimistiche”- continuano- “lascerebbero all’Ospedale di Sulmona  4 o forse 5 unità operative complesse, con la consolazione che attiveranno la tanto annunciata unità operativa di lungodegenza  che fu prevista alcuni anni fa  dall’atto aziendale dell’Asl 1 ma mai realizzata”. L’appello della Uil Sanità  è che “le scelte politiche in un territorio come il centro Abruzzo, con delle peculiarità oggettivamente uniche, che vanno dall’orografia alle condizioni socio-economiche, devono essere indirizzate a garantire equità e parità di accesso alle cure di tutti i cittadini”. Dal sindacato  invocano una più forte discussione nella società civile poiché l’ospedale  e i servizi “sono patrimonio di tutta la comunità e le scelte che saranno prese oggi condizioneranno per sempre il destino del territorio”.

Andrea D’Aurelio

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