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SULMONA – Una settimana di fuoco sul Morrone e fra il versante pacentrano (Monte Mileto-Passo San Leonardo e quello sulmonese (zona Santa Lucia e Vicenne) si contano almeno 1300 ettari di bosco distrutti dalle fiamme. La devastante conta dei danni è arrotondata per difetto e comincia a preoccupare addetti ai lavori e amanti della montagna. 900 gli ettari di bosco andati in fumo sul versante sulmonese del Morrone, circa 400 quelli di Monte Mileto. Al bilancio dei danni si aggiungono le spese sostenute per l’attività dei mezzi e canadair che toccano la soglia dei due milioni di euro se si considera che l’attività di un canadair comporta l’esborso di circa venti mila euro all’ora con una media di dieci lanci al giorno. Cifre da capogiro. La conta dei danni però non si può quantificare fino in fondo. Ieri intanto a dare manforte alle operazioni di spegnimento è arrivato l’elicottero Erickson con un’autonomia di sei ore e un carico di diecimila litri d’acqua. Un mezzo che per molti rappresenta l’ultima speranza per domare l’incendio di vaste proporzioni che è arrivato nei giorni scorsi a lambire l’Eremo di San Pietro, miracolosamente salvo dopo due lanci di canadair, e minaccia anche l’Eremo di Celestino V. Da solo però, va anche detto, che poco può fare. Sui due versanti del Morrone lavorano cento uomini fra Vigili del Fuoco, Carabinieri Forestali, superalpini dell’Aquila e volontari della Protezione Civile, tutti coordinati dal Dos (Direttore Operativo Spegnimento). Le squadre di lavoro sono composte all’incirca da dieci persone. Sale nel frattempo la rabbia e l’incertezza. Sembra che non ci sia via di uscita. La parola d’ordine però è andare avanti.

Andrea D’Aurelio

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