SULMONA. Tenere sotto controllo il “turismo sanitario” del carcere di Sulmona. La CGIL torna ad esprimere preoccupazione sui ricoveri e trattamenti dei detenuti nelle strutture sanitarie e si rivolge al Prefetto. A preoccupare la sigla sindacale le “significative disfunzioni legate alla gestione delle visite specialistiche in luoghi esterni di cura per i detenuti dell’istituto peligno”, come constatato dagli stessi rappresentanti della FP CGIL durante la visita presso la casa di reclusione di Sulmona effettuata lo scorso 11 settembre. Al primo posto la questione “sicurezza” avvertita non solo per il personale di polizia penitenziaria addetto alle scorte e al trasporto presso i luoghi di cura ma anche per la collettività perché, come si legge nel comunicato sindacale, “i soggetti trasportati sono appartenenti alle diverse organizzazioni criminali italiane”. E come seconda questione quella non meno importante relativa al “dispendio enorme di risorse economiche” necessarie per la scorta e l’impiego di mezzi di trasporto, se si considera che, spiega il sindacato, dall’inizio dell’anno ad oggi sono state effettuate circa 800 visite specialistiche in luoghi esterni e che “in previsione a fine anno saranno circa 1500”. Un vero e proprio “turismo sanitario che – sottolinea FP CGIL – appare incomprensibile” in un istituto di pena come quello di Sulmona dove sono reclusi “soggetti di elevato spessore criminale” e di fronte al quale il sindacato chiede di valutare una soluzione alternativa. Quella di una “diagnostica medica da effettuare direttamente in istituto, anche con l’impiego di tecnologie moderne” come già proposto nel 2022 in occasioni di incontri con i vertici politici regionali. Incontri che, “nonostante alcune rassicurazioni, non hanno sortito alcun effetto” sottolinea il sindacato oggi costretto a rivolgersi al prefetto per ottenere la convocazione di un tavolo “con al centro i temi sopra accennati, da affrontare con tutte le parti coinvolte nella gestione delle visite esterne”.