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SULMONA – Un ultimatum che ha creato sconcerto e disappunto. I familiari dei cinque ospiti che entro martedì scorso dovevano lasciare, secondo il Comune di Sulmona, la residenza per anziani Palazzo Mazara, mettono nero su bianco la loro preoccupazione. La lettera di Palazzo San Francesco, dove si dispone il trasferimento degli ospiti entro e non oltre il 27 febbraio, è datata 23 febbraio. Una comunicazione che è arrivata quasi dall’oggi al domani e i parenti degli ospiti di Palazzo Mazara non ci stanno. “La richiesta, che ci giunge del tutto inaspettata, ci pone in grosse difficoltà”- intervengono i congiunti- “in pochissimi giorni ci costringe ad effettuare valutazioni estremamente delicate riguardanti la salute pscico-fisica dei nostri parenti e l’equilibrio dell’intero nucleo familiare, decidendo se effettuare il trasferimento verso una struttura sanitaria oppure il ricovero in casa, con tutte le conseguenze che tali scelte impongono”. “Ci desta ulteriore perplessità il fatto che tale ultimatum provenga, a quanto pare, dal Comune di questa città”- proseguono- “che impone di trasferire persone presso strutture socio sanitarie autorizzate a prestare le cure di cui le stesse necessitano, senza fornire indicazioni in merito, pur essendo il Comune consapevole dell’incredibile situazione in cui versa il territorio della Valle Peligna dove, in un’area di 100 km con una popolazione di più di 40 mila abitanti, manca una residenza sanitaria assistita”. I familiari prendono atto della disponibilità garantita dal sindaco Annamaria Casini ma non si dicono pronti ad affrontare un trasloco in un frangete molto limitato. Contestualmente ringraziano la cooperativa che gestisce Palazzo Mazara. A settembre scorso la struttura ha ricevuto la visita esercitata dalla commissione medica UVM dell’Aquila. Sette persone ( poi diventate cinque in seguito a due decessi che si sono registrati nell’ultimo periodo), considerata l’età, hanno subito un acuirsi delle loro patologie e quindi necessitano di cure in strutture diverse da palazzo Mazara che presto potrebbe diventare una Rsa, visto che tutta la documentazione necessaria è stata spedita agli enti competenti, ma al momento non ha ancora tale riconoscimento. La patata bollente quindi passa nelle mani dei familiari dei cinque ospiti che devono lasciare la struttura e, quasi dall’oggi al domani, stanno trovando una diversa allocazione.

Andrea D’Aurelio

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