

“Io vivo in una prigione invisibile. Convivo con la paura, ogni giorno, ogni notte”. È lo sfogo-denuncia della 28enne di Sulmona che nel giro di un mese avrebbe subito palpeggiamenti, minacce di morte e stalking da parte di un 59enne. Ieri l’ultimo episodio e questa mattina l’ennesima denuncia
La 28enne descrive un sistema che si muove troppo lentamente, incapace – secondo lei – di proteggere davvero le vittime. “Mi hanno detto di avere pazienza. Che devono seguire le procedure. Ma quanto bisogna aspettare? Quante volte bisogna quasi morire prima che qualcuno intervenga davvero?”, scrive.
La giovane aveva già raccontato in sede giudiziaria gli episodi di stalking e molestie subiti: appostamenti, aggressioni verbali, perfino un episodio di palpeggiamento all’interno del negozio dove lavora, finito con un referto in pronto soccorso. Eppure, nonostante la denuncia, il 59enne ha continuato ad aggirarsi per il centro storico, tornato a perseguitarla fino a costringerla a un nuovo accesso al pronto soccorso per lo shock subito.
Il post ha suscitato numerose reazioni di solidarietà, ma anche sconcerto. Perché la giovane non chiede soltanto giustizia, ma una risposta chiara, concreta e immediata da parte delle istituzioni. E oggi la sua testimonianza diventa simbolo di tutte quelle storie che rischiano di essere ignorate, finché non è troppo tardi.
Intanto, le indagini proseguono, ma per la 28enne – come per tante altre donne – il tempo non è più un lusso. Il suo messaggio è un appello accorato: “Non serve solo denunciare. Serve essere ascoltate, credute, protette”.
