
L’accusa è quella di sfruttamento del lavoro e capolarato. Un imprenditore agricolo originario di Ceccano e residente a Sulmona, M.D.G., è finito nuovamente sotto processo per i rapporti professionali e i termini contrattuali che aveva intrapreso con un pastore della Guinea. I fatti risalgono al periodo tra il 2017 e il 2018. A far partire l’inchiesta fu un controllo dei carabinieri della stazione di Goriano Sicoli: durante una verifica del territorio, un giovane pastore originario della Guinea, impiegato nell’azienda dell’imputato, venne fermato per un controllo e successivamente, in caserma, rilasciò dichiarazioni che insospettirono i militari. Da quelle parole scaturì l’indagine, coordinata dalla Procura di Sulmona, che portò i carabinieri a effettuare un blitz nell’azienda per accertare le condizioni di lavoro e vita del dipendente straniero. Secondo quanto emerso, il pastore, incaricato di accompagnare le pecore al pascolo, veniva sottopagato viveva in un’abitazione priva dei minimi requisiti igienico-sanitari o comunque non idonea. Il giudice, Irene Giamminonni, ha fissato quindi l’udienza per il 7 maggio, data in cui l’imprenditore sarà processato. Per lo stesso reato era stato condannato lo scorso giugno alla pena di un anno e tre mesi di reclusione. A suo carico pende anche un’accusa di omicidio colposo per la morte di Ousmana Kourouma, un altro giovane pastore della Guinea, deceduto nel 2019 a soli 23 anni per esalazioni di monossido di carbonio dopo aver acceso un braciere nel suo alloggio per scaldarsi.









