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SULMONA – Tutto da rifare per l’imputazione del medico sulmonese. Il collegio del Tribunale di Sulmona ha accolto questa mattina l’eccezione preliminare sollevata dagli avvocati difensori, Massimo Zambelli e Alessandro Margiotta, e ha annullato il decreto di giudizio immediato. I giudici hanno rimesso gli atti nelle mani del giudice per le indagini preliminari che dovrà ora definire il nuovo percorso per formulare il capo d’imputazione. Il medico sulmonese, P.L. di 52 anni, finito nell’inchiesta coordinata dai Carabinieri del Nas, è accusato di concussione e peculato. I successivi accertamenti effettuati dai militari hanno infatti allargato l’attività d’indagine sugli ambienti professionali dove il medico operava. Secondo i Nas il medico si sarebbe appropriato di siringhe e medicinali all’interno del pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona, per una somma equivalente di 150 euro, al fine di svolgere le prestazioni a domicilio. Un’accusa, quella di peculato, che si va a sommare alla già contestata concussione per le cure a domicilio ad una paziente oncologico, in cambio di 230 euro, che il 52 enne non avrebbe mai somministrato. Nel corso dell’interrogatorio, dopo l’arresto in flagranza di reato, il medico si era difeso spiegando di essere stato contattato dalla donna.i
Il compenso era dovuto ad una semplice prestazione professionale con partita Iva. Da qui la remissione in libertà e la citazione diretta a giudizio. “Sono stato tirato dentro in una storia assurda. Io non c’entro nulla tant’è che sono stato contattato dalla donna. Ho sempre fatto più di quanto dovuto per i miei pazienti, senza badare al denaro”- si era giustificato il medico. Nel frattempo la persona offesa che ha aveva fatto scattare l’inchiesta è deceduta per le sue precarie condizioni di salute. Il quadro probatorio non è stato cristallizzato in assenza di incidente probatorio. Secondo l’accusa gli elementi indiziari sarebbero solidi, stando anche alle registrazioni acquisite. Mentre per il medico e gli avvocati difensori, Alessandro Margiotta e Massimo Zambelli, si tratta di un grande ed assurdo equivoco. Ai giudici del collegio l’ultima parola. Ma il decreto di citazione è nullo. Tutto da rifare. Andrea D’Aurelio

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