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SULMONA – Dal processo Perruzza, quello satellite che si è svolto a Sulmona, all’eccidio del Morrone dell’agosto 1997, passando per la maxi operazione dell’arresto dei rom, quando arrivarono in città, prima della loro piena integrazione nella comunità cittadina. L’amarcord di quarant’anni di carriera arriva dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Sulmona, Aura Scarsella, che dallo scorso 31 dicembre è stata collocata a riposo. Un pezzo di storia del palazzo di Giustizia, a Sulmona, che va via lasciando un vuoto che sicuramente si avvertirà nell’ambiente giudiziario. La Scarsella ha assunto la funzione di Sostituto Procuratore dal 1980 senza soluzione di continuità. Ha collaborato dapprima con Elio Stella, Carlo Destro, Giovanni Melogli fio ad arrivare ai i Sostituti procuratori che si sono avvicendati nel corso degli anni. Si può dire, quindi, che conosce persone e cose di Sulmona e dell’ampio circondario: la Procura, infatti, anche quando c’erano la Pretura di Castel di Sangro e quella di Pratola Peligna, ha avuto sempre giurisdizione su tutto il territorio del Tribunale. Ripercorrendo le inchieste di rilievo, il magistrato parla della tragedia del Morrone, della morte di quelle povere ragazze e della “lezione” della giovane sopravvissuta. “Di certo ho avuto una lezione di vita da quella ragazza sopravvissuta, una lezione di vita che non si dimentico, perché ho visto il coraggio di quella ragazza e di come abbia avuto la forza di chiedere aiuto. Di fronte ad una tragedia del genere la sentenza di condanna dell’assassino non so fino a che punto abbia potuto alleviare la sofferenza e il dolore dei familiari”- esordisce la Scarsella ricordando quando arrivò a Sulmona trovando una certa “napoletanità”. Da qui l’elenco infinito di potenzialità di un territorio che conosce a menadito: fiumi, montagne, piste da sci, produzione agricola. Ma non manca l’altra faccia della medaglia, ovvero le vertenze occupazionali che hanno messo in ginocchio l’economia , scaturite poi nelle cause di lavoro che hanno caratterizzato gli anni ottanta, ovvero le vertenze Ace, Borsini, Farmochimica e Italenergie, “con i lavoratori che passavano da una fabbrica all’altra, senza un piano industriale e senza un futuro certo” per dirla con le parole del Pm. Una colonna del Tribunale, di quel presidio che è incappato nel vortice della riforma della geografia giudiziaria, con una battaglia ancora in atto. E qui non manca una “reprimenda” per la popolazione. “Non ho mai visto la gente in piazza Capograssi. Dove stanno i sulmonesi quando si parla di Tribunale? Io sempre pensato a una pelignità e ad una grossa coesione del territorio. Ognuno può dare qualcosa a qualcun altro e bisogna riscoprire il senso del territorio”- conclude il Pm che ora si gode la meritata pensione, non escludendo un impegno nel sociale e nel volontariato dopo una carriera dedicata alla giustizia.

Andrea D’Aurelio

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