SULMONA – Era in Italia da soli tre anni e ottiene il reddito di cittadinanza ma non aveva i requisiti. Una 43 enne venezuelana, residente in Valle Peligna, è stata condannata ad un anno e quattro mesi di reclusione dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, per il reato di indebita percezione delle erogazioni pubbliche. I fatti risalgono al 2020 quando, nel corso di un controllo, è venuto fuori che la donna aveva presentato la domanda al Caf per ottenere il reddito, depositando apposita documentazione. Da qui la contestazione della percezione indebita dal momento che i soggetti stranieri devono provare la residenza, quantomeno effettiva, da almeno dieci anni. Requisito che la donna non possedeva nonostante avesse firmato l’autocertificazione prevista dalla legge. Una vera e propria “furbata” secondo l’accusa mentre l’avvocato della 43 enne, Pietro Autiero Celidonio, ha contestato punto per punto il castello probatorio, facendo notare che la sua assistita non era a conoscenza dei requisiti per l’ottenimento del reddito. La pratica, spiega la difesa, poteva essere bloccata dagli addetti ai lavori all’esito dell’esame della documentazione prodotta se l’utente non era in possesso dei requisiti. Non vi era dolo intenzionale da parte della giovane venezuelana. Ma il giudice non è dello stesso avviso. Per la donna arriva la condanna a sedici mesi di reclusione più al pagamento delle spese processuali. Pena sospesa. Sentenza che, c’è da giurare, sarà appellata.