
Abruzzo – I Comuni abruzzesi stanno affrontando una crisi senza precedenti sul fronte del personale: oltre 2.600 unità perse dal 2020 e una proiezione di ulteriori 3.100 uscite entro il 2032, quasi la metà degli attuali dipendenti. A lanciare l’allarme è UNITEL Abruzzo, l’Unione Nazionale dei Tecnici degli Enti Locali, commentando uno studio recente condotto da IFEL, l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale. Secondo i dati, tra il 2010 e il 2023 i Comuni abruzzesi hanno visto un calo del 28,3% del personale in servizio, passando da 9.000 a 6.410 dipendenti. Un dato che supera la media nazionale, attestata a -25,7%. Se il trend non verrà invertito, nei prossimi sette anni si assisterà a un vero e proprio esodo: circa 1.200 uscite per pensionamenti e 1.900 per altre cause, tra cui dimissioni volontarie. Una situazione già critica, che interessa tutti i settori della macchina comunale, ma che colpisce in particolare gli uffici tecnici, già in affanno nell’attuazione dei progetti PNRR, nella gestione delle pratiche edilizie, nei servizi demografici e nella manutenzione urbana. «Siamo di fronte a un sistema che rischia il collasso – denuncia UNITEL – e la narrativa populista che descrive i dipendenti pubblici come fannulloni non fa che peggiorare le cose. I carichi di lavoro sono ormai insostenibili e i cittadini pagano il prezzo con ritardi, disservizi e burocrazia paralizzata». Il decreto PA, varato dal Governo, ha introdotto alcune misure per incentivare la permanenza nel settore pubblico, tra cui la possibilità di aumenti salariali medi di circa 300 euro lordi mensili. Ma secondo UNITEL si tratta di misure parziali e insufficienti: «Gli adeguamenti dipendono dalle capacità di bilancio dei singoli enti e non bastano a compensare l’aumento di responsabilità e il crescente isolamento dei Comuni nella gestione dei servizi». Oltre a nuove assunzioni, l’associazione propone una riforma strutturale delle competenze, che riporti le Province a un ruolo centrale per la gestione dei servizi di area vasta e redistribuisca compiti oggi affidati quasi esclusivamente ai Comuni, spesso senza risorse e strumenti adeguati. «Lo Stato e le Regioni continuano a scaricare funzioni sui Comuni – conclude UNITEL – ma senza un riequilibrio delle competenze e un vero rilancio dell’occupazione pubblica locale, le comunità saranno le prime a pagare il prezzo di un sistema che non regge più».