
“Non c’è alcuna intenzione razzistica in quanto scriviamo. Ci piace la diversità culturale, ne abbiamo bisogno per progredire, così come abbiamo bisogno di braccia forti che supportino l’edilizia e l’agricoltura”. È un passaggio della lettera affissa ieri nelle abitazioni di via Gorizia dove gli autori, che non si sono firmati, chiedono lo “sfratto” della casa famiglia o comunque di trasferire in altro quartiere la struttura. Nel manifesto si elencano anche gli episodi di cronaca: accoltellamento in via De Nino, automobili danneggiate, la rissa di corso Ovidio e quella di via dei Sangro. Casi che questa testata ha documentato in tempo reale al pari, tuttavia, di altre vicende eclatanti, più recenti, che suonano la sveglia della pericolosità sociale. Basti pensare agli spari sul condominio di via Del Cavallaro dove, secondo gli inquirenti, il mandante dell’atto intimidatorio potrebbe essere un pregiudicato locale, noto alle forze dell’ordine mentre l’esecutore potrebbe essersi spostato dalla costa abruzzese. Che dire poi della truffa finita in colluttazione a casa di un colonnello dei carabinieri, ad opera di due minori, campani e italiani. Non vi è infatti alcuna statistica in grado di dimostrare che la recrudescenza dei reati si deve agli ospiti della casa famiglia. Uno di loro è stato denunciato il mese scorso per aver sfondato il parabrezza di una vettura in sosta. “Non è razzismo ma è semplice statistica”- ripetono gli autori anonimi della lettera, pronti perfino a lanciare una petizione per cacciare via gli ospiti della struttura. Un manifesto insomma che comincia a fare discutere per i linguaggi e i modi utilizzati









