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SULMONA – A qualcuno probabilmente tremerà la mano quando, da oggi, dovrà scrivere l’indirizzo del carcere di Sulmona. Con una solenne cerimonia stamane il piazzale dell’istituto penitenziario peligno è stato intitolato alle Vittime del Dovere, quegli uomini e le donne caduti nell’adempimento del proprio dovere e a servizio dello Stato. “Un momento di profonda riflessione per i detenuti che d’ora in avanti potranno riflettere meglio sugli errori compiuti. Il percorso di reinserimento diventa infatti più significativo”- ha esordito il sindacalista Mauro Nardella della Uil Pa Polizia Penitenziaria, tra gli organizzatori dell’iniziativa. “D’ora in avanti, ogni anno, in questo giorno del nove novembre faremo un momento di raccoglimento e di riflessione sul valore del sacrificio di uomini e donne che hanno speso la loro vita, fino all’estremo, per servire la legge e l’intera comunità” ha annunciato Sergio Romice, direttore del penitenziario. La cerimonia si è aperta con l’ingresso delle associazioni combattentistiche e d’arma. Poi l’inno nazionale e gli onori al sindaco di Sulmona. Una corona è stata posta davanti l’insegna “Vittime del Dovere” in memoria di quanti hanno speso la vita per il servizio allo Stato. “Questa cerimonia ha un significato simbolico ed educativo molto importante. Non dobbiamo mai scordare gli uomini e le donne che nello svolgere il proprio dovere hanno fatto il più grande sacrificio in nome della legalità, della giustizia e della pace”- ha esordito il sindaco Annamaria Casini. La grande assente è il Sottosegretario Federica Chiavaroli, attesa alla cerimonia della Uil Pa per le risposte sulla carenza di organico. Non è mancata invece l’ospite d’eccezione Emanuela Piantadosi, presidente nazionale dell’associazione delle Vittime del Dovere, ricordando la figura del padre, Stefano, maresciallo capo dei Carabinieri, ucciso da un ergastolano il 15 giugno del 1980, durante una perquisizione personale. La Piantadosi ha espresso apprezzamento per l’iniziativa del comitato che ricorda le vittime del dovere.

Andrea D’Aurelio

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