
La Procura della Repubblica di Sulmona amplia il raggio delle indagini sull’inchiesta che vede indagato G.R.F., il 19enne di Pratola Peligna, arrestato la scorsa notte al posto di blocco dei carabinieri sulla statale 17, a Roccaraso, con una pistola calibro nove e dieci proiettili. Il sostituto procuratore, Edoardo Mariotti ha disposto il sequestro del telefono cellulare del giovane per scandagliare messaggi e conversazioni al fine di trovare elementi utili all’attività investigativa. La Procura vuole capire a cosa serviva quella pistola e come mai un giovanissimo di 19 anni viaggiava con un’arma in auto. Per questo nelle prossime ore sarà analizzato il dispositivo anche da un tecnico in modo tale da scavare nella vita privata e nei rapporti del 19enne. Secondo gli inquirenti il sequestro della pistola potrebbe aprire ulteriori scenari. Non si escludono quindi sviluppi anche a breve. Il 19enne deve rispondere al momento di porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione. La matricola della pistola risultava infatti abrasa. Circostanza che ha portato la Procura a contestare anche la provenienza clandestina dell’arma. Il 19enne chiarirà la propria posizione questa mattina, alle 13.30, nel corso dell’udienza di convalida. A difenderlo sarà l’avvocata del foro di Sulmona, Eva D’ Alberto. Le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Castel di Sangro, comandati dal capitano Giuseppe Testa che hanno trovato pistola e proiettile nello zaino del giovane, all’interno della sua auto. La vicenda riporta alla mente quanto avvenuto nel 2023 quando lo zio del 19enne era stato fermato nel casello autostradale di Pratola Peligna con pistola e munizioni. Dalle indagini effettuate all’epoca dal nucleo operativo dei carabinieri della compagnia di Sulmona, si era scoperta che l’arma era la stessa utilizzata a febbraio e a maggio dello stesso anno per gli atti intimidatori indirizzari a due famiglie di Raiano e Pratola Peligna, raggiunge da colpi di arma da fuoco. Per quella vicenda lo zio e il cugino del 19enne erano stati arrestati e poi condannati in primo grado alla pena complessiva di sette anni e dieci mesi di reclusione ( quattro anni e dieci mesi allo zio e tre anni e dieci mesi al cugino). Il cugino inoltre è imputato per gli incendi alle vetture, sempre avvenuti nel 2023 e secondo gli inquirenti non è esclusa una nuova fase di rivendicazioni tra le famiglie coinvolte









