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SULMONA – Venti ambulanti lasciano piazza Garibaldi. Un colpo duro per lo storico mercato che perde i pezzi e stringe i denti. Da gennaio 2018 ad agosto 2019 hanno riconsegnato la licenza venti esercenti ambulanti. Quattordici cessioni si sono registrate nell’annualità 2018 e altre sei in quella corrente. E il quadro complessivo non è affatto incoraggiante perché la crisi del mercato di piazza Garibaldi fa il paio con quella del centro storico di Sulmona dove il numero dei negozi chiusi è salito vertiginosamente. Nello stesso arco temporale preso in esame tredici esercizi di quartiere hanno abbassato la saracinesca. E se dietro ogni negozio c’è una storia e un investimento, in piazza c’è una tradizione lunga 700 anni. Perché il mercato si indebolisce? Colpa della crisi e della piazza che ha perso il potere d’acquisto? Basta farsi quattro passi nei giorni di mercato per capire che qualcosa non va. Si sa che il sabato è il giorno che richiama sempre più movimento rispetto al mercoledì, il giorno che poco si concilia per acquisti e giri in mercato. Ma chi ricorda i bei tempi del mercato sa che certi spazi vuoti non si sono mai visti. E si grida alla crisi, alla gente che non c’è, all’incasso che manca e alle vendite scese quasi del cento per cento. E se fino a qualche anno fa la ristrutturazione era la chiave di volta, ora ci si accorge che la musica non è cambiata. Il restyling del mercato di piazza Garibadi risale al 7 ottobre 2017 quando era assessore al commercio Cristian La Civita. Il numero degli ambulanti è stato ridotto da 161 a 105. Ma la nuova planimetria razionalizza l’occupazione del plateatico introducendo i corridoi di soccorso e dei disabili, applicando il cosiddetto concetto di “entrata libera”, un complesso di azioni finalizzate al miglioramento dell’accessibilità delle persone con disabilità ai banchi delle merci esposte. Ma per la Confesercenti e Fiesa la vera boccata d’ossigeno può arrivare con il riconoscimento del mercato storico. Il grande sforzo è stato fatto la scorsa estate con la modifica della legge regionale ma la palla passa ora ai Comuni. Una proposta generata dall’analisi di dati storici che indicano l’anno 1234 quale riferimento dell’istituzione del mercato e delle fiere di Sulmona, da parte dell’Imperatore Federico II. Una dicitura non cambia le cose ma potrebbe dare nuova linfa a un mercato che sta diventando sempre più povero. In tutti i sensi.

Andrea D’Aurelio

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