
CASTEL DI SANGRO. Nuovi guai giudiziari per Gabriele Gravina. Il numero uno della Federcalcio italiana rischia il processo per le presunte irregolarità tra cui la compravendita di una collezione di libri antichi. La procura di Roma ha chiuso il procedimento che lo vede indagato per l’accusa di autoriciclaggio. Entro 20 giorni Gravina, sulmonese di adozione, potrà presentare le memorie difensive. La violazione contestata dalla procura rigiarderebbe l’articolo 4 del Codice di Giustizia sportiva, che richiede a tutti i tesserati federali il rispetto dei “principi della lealtà, della correttezza e della probità” e che può portare a sanzioni che vanno dall’ammenda all’inibizione. E’ stato lo stesso Gravina a scrivere al procuratore della Figc, Giuseppe Chinè, segnalando la chiusura delle indagini della Procura di Roma a suo carico e chiedendo di fatto di aprire un’inchiesta della giustizia sportiva nei suoi confronti. “Nell’assoluta convinzione della mia totale estraneità ai fatti contestati, ritengo opportuno informarla per quanto di sua competenza”, si legge nella nota.I fatti contestati risalgono ai tempi in cui l’attuale numero uno della Figc guidava la Lega Pro. Secondo i pm, a ottobre 2018, Gravina avrebbe favorito la sottoscrizione di un contratto da 1,2 milioni in 5 anni per delle consulenze con la società Isg, specializzata nel settore dei diritti tv, ottenendo in cambio una opzione “fittizia” di acquisto di una propria collezione di libri antichi da parte di una terza società per rientrare in possesso di circa 200 mila euro. Ricostruzione che la difesa ha sempre rigettato e tentato di smontare, anche attraverso dichiarazioni spontanee rese ai magistrati dallo stesso Gravina.È bene ricordare che questa inchiesta è nata in seguito a un atto di impulso della Procura nazionale Antimafia dopo il dossieraggio di cui il presidente Figc fu vittima (i famosi accessi abusivi alle banche dati di Striano, innescati secondo i pm dalla fonte Floridi), certificato negli atti dell’inchiesta di Perugia