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SULMONA – Sulla carta è ancora un primario, ovvero un direttore dell’unità operativa complessa, ma per la Asl il suo ruolo è quello di un responsabile. Una diatriba che è finita in Tribunale e che alla fine si è chiusa con la sentenza del giudice del lavoro che ha dato ragione ad O.T., dipendente dell’azienda sanitaria, nonché direttore del pronto soccorso del nosocomio sangrino. Il Tribunale di Sulmona ha infatti condannato la Asl al pagamento di 109.942, 11 euro in favore del medico oltre alle spese di lite e a quelle generali. Un braccio di ferro che è partito nel 2017 quando l’atto aziendale della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila riconduceva il pronto soccorso in questione ad una unità semplice dipartimentale, non riconoscendo il rango superiore di unità complessa. Ne consegue che il primario reclutato tramite procedura concorsuale veniva “declassato” al ruolo di responsabile. Il pronto soccorso nel 2013 era stato elevato ad unità complessa mentre quattro anni dopo riportato ad unità semplice. Alla fine con l’insediamento della Giunta Regionale venne disposto il fermo di tutti gli atti aziendali in attesa della riprogrammazione. Il medico ha quindi intentato la causa per farsi riconoscere non solo le spettanze economiche dovute ma anche il livello giuridico di riferimento per la mancata copertura del posto primariale. “E’ una sentenza che ci soddisfa”- commenta il legale del medico, Mario Candido- “per le sue caratteristiche orografiche e per la zona disagiata e a vocazione turistica, il pronto soccorso di Castel Di Sangro non può che essere una unità complessa”. Per la Asl arriva nel frattempo il conto salato dal Tribunale: dovrà pagare oltre 100 mila euro al primario “declassato”.

Andrea D’Aurelio

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