Ancora protagonista il “pazzo” dietro le sbarre come lo definisce la Uil, il detenuto rottioso che avrebbe posto in essere nuove minacce. Le ultime due in ordine di tempo riguarderebbero un’infermiera che avrebbe subìto minacce e per avuto la solo colpa di volergli somministrare la terapia prescritta e quella perpetrata a mezzo bomboletta del gas nei confronti degli addetti in quel momento in servizio. Insomma un solo detenuto starebbe tenendosotto scacco un intero carcere e con tutto ciò che ne consegue regolare mantenimento dell’ordine. “Comparerebbe, ma solo sulla carta(diremo), la presenza di un presidio psichiatrico presso il carcere di Sulmona e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ne approfitterebbe per veicolare presso l’istituto di Piazzale Vittime del Dovere i vari “pazzi” di turno. Un “giochetto” amministrativo privato però – secondo Nardella e Crisanti della Uil- della giusta logistica visto che la struttura sulmonese, al netto di un solo psichiatra e neanche a tempo pieno, non possiede un reparto ad hoc e soprattutto personale penitenziario e sanitario formato per il contenimento degli psicotici( sarebbe come inviare pugili indisciplinati in una palestra senza ring) e che in altri tempi sarebbero stati osservati nei più attrezzati Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Ci si chiede a questo punto – continuano Nardella e Laurenti- se la presenza del solo psichiatra giustificherebbe l’invio di pazzi in una struttura impreparata alla gestione degli stessi. Per i due dirigenti della UIL risulta sempre più incomprensibile la chiusura che c’è stata negli anni scorsi degli OO.PP.GG. visto che tali strutture, rispetto ad oggi, avevano tutto il necessario in termini di presenza di competenti operatori per gestire come si deve questa tipologia di reclusi. A parere dei due sindacalisti non sarebbe male riaprirli stando attenti, però, acchè non si ripresentino logisticamente impostati in maniera disastrosa. Strutture nuove e comfortevoli dovrebbero stare alla base della loro riapertura.
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