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Riprendo un articolo di cronaca perché credo sia la vittoria più grande per i diritti umani. Un evento di cultura innovativa e che potrebbe aprire le porte a molte persone e gli orizzonti al bigottismo. Il merito è dei giudici del Tribunale di Avezzano, Maria Proia, Francesca Greco e Caterina Lauro. Tutte donne, manco a dirlo. Una 23enne del capoluogo marsicano chiede di cambiare sesso all’anagrafe del Comune già prima del trattamento chirurgico e ottiene l’autorizzazione dopo una lunga battaglia. I giudici del tribunale hanno accordato la richiesta basandosi su un principio sancito dalla Corte costituzionale a seguito di diverse sentenze di alcuni tribunali italiani e della Cassazione. Ora la ragazza potrà modificare la propria identità di genere sottoponendosi a un trattamento medico-chirurgico per l’adeguamento dei suoi caratteri sessuali a quelli maschili. Ma i giudici del tribunale civile di Avezzano sono andati oltre e contestualmente, alla luce dell’aspetto con palesi caratteri maschili raggiunto dalla richiedente, hanno ordinato all’ufficiale di stato civile del Comune di Avezzano di effettuare la modifica nel relativo registro mediante l’indicazione del nuovo sesso indicando il nuovo nome di battesimo. In particolare, la ricorrente ha dimostrato di aver assunto, fin dall’infanzia, “l’aspetto e gli atteggiamenti tipici di un uomo e, dunque, al fine di adeguare l’aspetto fisico alla propria personalità, ha intrapreso un percorso ormonale e ha annunciato di aver programmato il trattamento chirurgico all’ospedale Niguarda di Milano”. Ha poi spiegato che “la propria condizione di disforia di genere è stata attestata dagli psicologi e psichiatri dell’ospedale milanese, precisando di aver assunto, grazie ai trattamenti ormonali iniziati da circa tre anni, l’aspetto esteriore di un uomo, tanto da essere noto tra amici e conoscenti con il proprio nome al maschile”. E’ emerso inoltre che la mancata corrispondenza tra sesso anatomico e sesso anagrafico creava in lei un disagio psicofisico. Non essendo sposata e non avendo figli, il contraddittorio è stato instaurato solo nei confronti del sostituto procuratore della Repubblica di Avezzano che non si è costituito in giudizio. Ma non è stato facile. Infatti, è riuscita a realizzare il suo desiderio solo dopo anni di lotta con la burocrazia. Ci sono stati infatti diversi rinvii, poi il cambiamento del giudice assegnatario del giudizio. Finalmente la sentenza. Una vittoria non solo della ragazza che finalmente sarà libera di esprimere la sua ‘natura’, ma una vittoria dei diritti civili e umani.

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