

Estorsione, rapina, lesioni personali, minacce e falso ideologico, tutti reati aggravati da modalità violente e dall’uso di un’arma. Con queste accuse un 37enne di origine pakistana, Z.M., è stato rinviato a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sulmona, Marta Sarnelli. I fatti risalgono al 2023 e sono avvenuto ai danni di due ospiti della struttura di accoglienza “Il Geranio”, che si trova a Castel di Sangro. Secondo le accuse, l’imputato avrebbe avvicinato una delle due vittime in diverse occasioni, minacciando di ucciderla se non avesse consegnato una somma di denaro. Il 29 marzo 2023, nei pressi della stazione degli autobus di Castel di Sangro, avrebbe intimato alla vittima di non inviare più i soldi in Pakistan, ma di darli direttamente a lui, dichiarandosi un “mafioso” della zona. In seguito, avrebbe anche estratto un coltello dalla maglietta per intimorirlo, ma non è riuscito a ottenere il denaro a causa della resistenza opposta dal suo connazionale. Un’altra minaccia simile si sarebbe verificata il 27 marzo 2023, quando l’imputato avrebbe avvicinato un altro connazionale , ordinandogli di consegnare del denaro prima di poter tornare a Castel di Sangro. Ma c’è di più. Il 3 marzo 2023, l’imputato, con l’intento di impossessarsi di 750 euro, avrebbe aggredito uno degli ospiti, infilando la mano nella sua tasca e mordendogli la mano sinistra. Nonostante la violenza, la vittima è riuscito a opporre resistenza, evitando il furto. L’imputato ha cercato di causare un danno patrimoniale di rilevante entità, consistendo nel denaro che la vittima aveva guadagnato precedentemente.
Sono comunque scaturite delle lesioni personali consistenti in un trauma contusivo e una ferita con avulsione ungueale, le quali sono state giudicate guaribili in 15 giorni. Tutti i capi di imputazione sono aggravati dalla modalità violenta e dalla gravità delle minacce utilizzate, inclusa l’uso di un coltello durante i tentativi di estorsione e rapina. Inoltre, l’imputato è accusato di aver commesso i reati in luoghi pubblici, rendendo difficile la difesa della vittima e ostacolando la possibilità di intervento delle forze dell’ordine.