
Nuove indagini sulla rapina al rappresentante di gioielli di via Ugo La Malfa. Dopo oltre un decennio si “riapre” il caso. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sulmona, Marta Sarnelli, ha disposto ulteriori indagini sull’anagrafe internazionale dopo il rinvenimento di tracce ematiche, accogliendo la richiesta dell’avvocato, Alessandro Rotolo, fratello della vittima, Carlo. I fatti risalgono al 21 ottobre 2024. Erano circa le 9,30 di quel giorno quando Rotolo aveva sistemato il campionario di gioielli nel cofano della sua Bmw, parcheggiata in via La Malfa, dove aveva sede il laboratorio del gioielliere. Un trolley e una borsa che aveva provveduto a incatenare nell’auto, ben serrati da un lucchetto. Quindi, come ogni mattina, si era incamminato verso il bar per fare colazione. Pochi minuti e il gioielliere era tornato indietro. Giunto a una decina di metri dalla sua auto, Rotolo era stato aggredito alle spalle da due persone. Indossavano il passamontagna, il primo gli aveva puntato una pistola con il silenziatore dietro la nuca, l’altro gli aveva preso le chiavi dell’auto che l’imprenditore aveva in tasca. In un attimo il malvivente aveva liberato le valigie dalle catene mentre il complice aveva colpito la vittima con il calcio della pistola alla testa. Stordito dal colpo ricevuto, l’imprenditore era finito a terra e aveva fatto solo in tempo a vedere i due malviventi salire su un’utilitaria e allontanarsi a tutto gas. Il rappresentante di gioielli era stato quindi trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona, dove i medici gli avevano riscontrato una ferita alla testa, applicando tre punti di sutura. Le indagini era state curate dalla squadra anticrimine della polizia. Secondo gli investigatori, i malviventi eranobvenuti da fuori zona, avvalendosi della complicità di basisti locali. Conoscevano tutti gli spostamenti e le abitudini di Carlo Rotolo, tanto da aspettare che uscisse dal bar per aggredirlo e rapinarlo. Per oltre dieci anni i responsabili sono rimasti impuniti. Il gip, lo scorso anno, aveva respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura, ordinando nuovi accertamenti. L’auto utilizzata dai malviventi per la fuga era stata infatti rinvenuta all’imbocco della quattro corsie e al suo interno gli inquirenti avevano trovato un passamontagna con un capello all’interno. Il gip ha disposto quindi nuove indagini sul reperto per accettare se lo stesso appartiene o meno a soggetti noti o pregiudicati. Il caso non è chiuso