banner
banner
banner
banner

Mentre si prepara ad abbattere 500 cervi la Regione delibera anche un’apertura anticipata al 1 Ottobre della caccia al cinghiale in “zona orso marsicano” dove fino all’anno scorso si iniziava a cacciare solo dal 1 di novembre. “Una minaccia gravissima per la specie, in particolare per le femmine accompagnate da i loro piccoli nati 7 mesi fa”- secondo 11 associazioni che chiedono di tornare al calendario degli scorsi anni almeno nella zona di protezione esterna del Pnalm e nella sua area contigua, ma la Regione tace.

Di seguito la lettera:

Mentre le associazioni ambientaliste si mobilitano e 120.000 cittadini firmano una petizione
per fermare l’abbattimento di circa 500 cervi, deciso dalla Regione senza alcuna seria
valutazione scientifica che lo giustifichi, rischia di passare sotto silenzio un altro
provvedimento della stessa regione con conseguenze potenzialmente disastrose per la
conservazione dell’orso bruno marsicano. Infatti, con il recente DL Agricoltura è stata
disposta l’apertura della caccia al cinghiale per complessivi 4 mesi, prorogando il termine
fissato dalla legge 157/92, che era fissato in massimo 3 mesi totali per il prelievo.
Tale provvedimento, recepito dalla Regione Abruzzo nell’ambito del calendario venatorio
2024/2025 e approvato con DGR 502 del 6 agosto, ha determinato un pericoloso ed
inaccettabile passo indietro rispetto alle azioni necessarie ad assicurare la migliore tutela
dell’orso bruno marsicano, giacché annulla i precedenti e soddisfacenti provvedimenti
grazie ai quali la stessa Regione, recependo le richieste provenienti dai vari tavoli di lavoro
connessi al PATOM, dalle ONG e dalle aree protette, aveva disposto l’apertura della caccia
al cinghiale nelle aree interessate dalla presenza di esemplari di orso nel periodo 1
novembre – 31 gennaio, assicurando così maggiori condizioni di tranquillità nel periodo
dell’iperfagia, quando gli orsi devono nutrirsi in abbondanza per prepararsi all’ibernazione.
L’ultimo calendario venatorio annulla tutto il lavoro fatto giacché, per assicurare i 4 mesi di
caccia al cinghiale previsti dal DL agricoltura, non potendo prevedere attività venatoria oltre
il termine del 31 gennaio, ha ovviamente riportato l’apertura della caccia al cinghiale al
1ottobre.
Le conseguenze, reali e potenziali, di tale provvedimento presentano delle oggettive criticità
legate alle molteplici ragioni connesse alla conservazione della specie:
1- Tutta l’area contigua/zona di protezione esterna del Parco tornerà ad essere terreno di
caccia in un periodo estremamente delicato per gli esemplari presenti, verso i quali il
disturbo delle mute di cani da caccia è reale e oggettivo, disturbo che si moltiplica con il
maggior numero di giorni di attività e la maggior probabilità di interazione tra le mute di cani
dei “cinghialari” e gli orsi ancora tutti alla ricerca di cibo prima di entrare in tana per il letargo
invernale.
2- In considerazione di quanto emerso dagli ultimi dati pubblicati sul Rapporto orso 2023 del
Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e dai dati raccolti dalla stessa Rete di Monitoraggio
regionale, il numero di orsi presenti nei territori soggetti al normale regime venatorio e
delle femmine accompagnate dai piccoli dell’anno è aumentato nel corso degli ultimi
anni e questo, in relazione al disturbo che deriverebbe dall’apertura anticipata, presenta
rischi potenziali anche di “semplici” incidenti legati al fatto che nel mese di ottobre il numero
di orsi ancora in attività è sicuramente molto maggiore di quanto non possa avvenire a partire
dalla seconda metà di novembre.
Nessuna di queste valutazioni è stata presa in considerazione dalla Delibera Regionale con
cui è stato approvato il calendario venatorio 2024/2025 che ha recepito la proroga da 3 a 4
mesi per la caccia al cinghiale, senza considerare minimamente le molteplici criticità di cui
sopra.
Con una lettera ai competenti uffici regionali ed a Emanuele Imprudente, Assessore
con delega a Agricoltura, Caccia e pesca, e Parchi e riserve naturali, le associazioni
hanno chiesto di rivedere il calendario venatorio, adottando un provvedimento che,
almeno relativamente alla ZPE/Area Contigua del Parco, limiti la caccia al cinghiale al
periodo 1 novembre – 31 gennaio, lettera a cui i destinatari non hanno dato, come
succede purtroppo molto spesso, alcun riscontro ed ecco quindi la necessità di questo
comunicato per far conoscere la situazione a tutti i cittadini abruzzesi.
Tra l’altro, le esigenze di riduzione della popolazione di cinghiale imposte dal DL citato e dalla
recente ordinanza del 29 agosto adottata dal Commissario Straordinario alla Peste Suina
Africana non hanno ragione di essere applicate anche all’area in argomento per vari ed
acclarati motivi (la bassa densità complessiva di cinghiali che certo non sono così numerosi
come, invece, accade in aree del Pescarese o del Vastese, la scarsità di numero ed entità di
danni all’ agricoltura di montagna, che è da anni poca cosa, ed il maggior controllo esercitato
dai lupi sulla specie).
Pertanto, anche in questo caso l’operazione si configura come l’ennesimo regalo della
nostra classe politica regionale alle associazioni venatorie, rappresentanti di una infima
minoranza gratificata anche di fondi pubblici, come nel caso della caccia di selezione al
cervo, a danno di una maggioranza vastissima di cittadini e di una specie come l’orso che
per l’Abruzzo è un vero e proprio simbolo identitario, oltre ad essere specie particolarmente
protetta da leggi nazionali ed europee

Lascia un commento