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SULMONA – “Nell’attesa della nuova rete ospedaliera, ad oggi solo promessa e lontana dalla approvazione, e al fine di rendere organico e ancor più funzionale l’ospedale peligno sarebbe possibile rimodulare alcuni dei posti di lungo degenza, ancora non attivati, per creare un piccolo reparto di malattie infettive. Questo sarà al centro dei prossimi atti che presenterò in regione”. La proposta arriva dalla consigliera regionale di opposizione, Marianna Scoccia, che torna a bomba sull’ospedale di Sulmona e ricorda il ruolo recitato dalla terapia intensiva sulmonese nel corso dell’emergenza Covid. “Corre l’obbligo di sottolineare il ruolo vitale ricoperto dal presidio di Sulmona che, nonostante un solo posto a pressione negativa, e nonostante l’assenza di un reparto di malattie infettive, ha accolto e trattato in maniera eccellente 6 pazienti anche da fuori provincia. Riprova, inoltre, della gestione ottimale dell’emergenza covid nel nosocomio peligno è l’assenza di contagi tra il personale e altri pazienti”- scrive la Scoccia secondo la quale la richiesta di potenziamento della terapia intensiva e dell’ospedale non può passare in sordina. “È, per giunta, assurdo- aggiunge– che tutto questo avvenga nel silenzio totale di tutti quelli che in campagna elettorale riempivano piazze parlando della sanità peligna, mentre ora fingono di non vedere. Per questo, considerato inoltre che grazie alla mia risoluzione è stato assunto dalla Giunta l’impegno a rendere l’Ospedale dell’Annunziata DEA di I livello con 13 U.O.C., ritengo sia doveroso investire sin da questo momento sul nosocomio di Sulmona”. Per la consigliera il potenziamento degli ospedali dell’Aquila e di Avezzano, non può far scendere il silenzio sul presidio peligno. Proprio ieri, a incalzare tutte le istituzioni, erano stati i volontari e il Tribunale della sanità. Il post emergenza impone insomma di rivedere la classificazione dei nosocomi alla luce anche della risposta della terapia intensiva sulmonese che, si era detto in pieno lockdown, è più attrezzata di altre strutture.

Andrea D’Aurelio

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