Trenta misure cautelari, di cui 26 arresti in carcere, per smantellare un’organizzazione dedita allo spaccio di droga che operava con regolarità e capillarità sul territorio aquilano. È questo il risultato dell’indagine durata tre anni, condotta dalla Procura e dalla Polizia dell’Aquila, coordinata dai pm Alberto Sgambati e Roberta D’Avolio, con il supporto della squadra mobile guidata da Roberta Cicchetti. L’inchiesta, documentata nell’ordinanza firmata dal gip Marco Billi, ha rivelato un sistema radicato e organizzato, capace di soddisfare una domanda locale di cocaina che si attestava su circa 700 clienti, generando guadagni milionari. “L’attività posta in essere dall’associazione è di assoluta gravità”, scrive il giudice, sottolineando la costanza con cui la droga veniva immessa sul mercato. L’indagine ha individuato tre livelli gerarchici. Al vertice, Kujtjm Raboshta, responsabile dell’approvvigionamento e dei prezzi della cocaina, supportato da Shaban Iseni, suo braccio destro, e Anna Pysanets, che gestiva la droga e il pacchetto clienti. Il livello intermedio includeva soggetti come Liatif Ademi, che forniva luoghi per nascondere la droga; Terenzio Ferrari, autista per le cessioni; e Ardit Hodaj, responsabile delle piazze di spaccio in via Zara e via del Molise. Tra i compiti degli intermedi figurava anche la gestione di spedizioni punitive, come quella contestata ad Alessio Cucchiarelli per errori nello spaccio. Nel gruppo operavano inoltre due insospettabili: Simona Cocco, dipendente di un negozio di telefonia, accusata di fornire schede SIM non intestate e di usare documenti di ignari clienti per attivare utenze, e Michele Franco, promotore finanziario, che avrebbe aiutato l’organizzazione a ottenere finanziamenti per l’acquisto di strumenti utili allo spaccio. Le intercettazioni hanno rivelato episodi singolari, tra cui un cliente che, non avendo denaro, si sarebbe visto chiedere di cedere il proprio orologio in cambio di cocaina. Si tratta di una delle tante scene di una rete criminale operativa anche nei parcheggi delle discoteche e con basi logistiche come quella individuata in via Montorio al Vomano. Il gruppo aveva accesso a una pistola giocattolo priva di tappo rosso, usata per intimidazioni, poi recuperata dalla polizia. Gli inquirenti hanno anche ricostruito una violenta rapina: un uomo straniero è stato derubato di 600 euro e del passaporto, subendo fratture e perdendo conoscenza. Gli arrestati, tra cui nomi come Raboshta, Iseni, Hodaj e Pysanets, sono difesi da noti avvocati della zona. Altri, invece, sono finiti agli arresti domiciliari o hanno ricevuto obblighi di dimora. Gli indagati, complessivamente, superano le 40 persone. L’attività investigativa ha permesso di portare alla luce un’organizzazione criminale che, pur tra occasionali difficoltà economiche, ha mostrato una pericolosa capacità di adattamento e continuità operativa. La rete non solo rispondeva alla crescente domanda di cocaina, ma la soddisfaceva con precisione logistica e controllo capillare del territorio. La retata rappresenta un duro colpo per il crimine organizzato locale e sottolinea l’impegno delle istituzioni nel contrasto alla droga, a tutela della sicurezza dei cittadini e della legalità sul territorio aquilano.