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SULMONA – Aveva restituito ai Carabinieri il “maltolto” dopo aver perpetrato il furto in Chiesa. Un’attenuante che le è stata riconosciuta ieri nel corso del processo, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, ma non l’è servita per evitare una condanna. Protagonista della vicenda è M.S., 52 enne di Sulmona, condannata alla pena di sei mesi di reclusione e duecento euro di ammenda per aver asportato dei candelabri dalla Basilica Cattedrale di San Panfilo. Erano le 12,15 del 13 marzo 2018 quando la donna, dopo essere entrata all’interno del Duomo sulmonese, approfittando dell’assenza del parroco e dei fedeli, ha asportato tre candelabri in lega d’ottone posti sull’altare, il tutto ripreso dall’impianto di videosorveglianza presente. I candelabri rubati sono stati rinvenuti dai Carabinieri all’interno del fondaco della donna e restituiti al parroco della Cattedrale, don Domenico Villani. I militari si erano recati a casa della donna il giorno stesso dopo averla riconosciuta dalle immagini delle telecamere installate nell’edificio di culto. La 52 enne confessò quindi di averli presi e di conservarli in casa. Per questo i Carabinieri hanno restituito la refurtiva al legittimo proprietario, ovvero al parroco come custode della Chiesa. I candelabri, va ricordato per onestà intellettuale, non avevano alcun valore commerciale. Ieri, al termine del processo per furto, alla sulmonese difesa dall’avvocato Alessandro Scelli, è stata riconosciuta l’attenuante di aver restituito il “maltolto” equivalente all’aggravante contestata. E’ comunque arrivata la condanna di sei mesi di reclusione e seicento euro di multa. D’altronde si sa. Dura lex sed lex. La legge è dura ma è legge. Non poteva cavarsela con un Padre nostro anche se, si spera, la vicenda le servirà di lezione.

Andrea D’Aurelio

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