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SULMONA – “Non dobbiamo vanificare gli sforzi fatti finora. Mi rendo conto che questa situazione si intreccia con problematiche di tipo economico. Ci vorrà del tempo e della gradualità. Ma dobbiamo avere molta pazienza. Sacrificarsi oggi serve per non dover riaffrontare una situazione emergenziale e catastrofica domani”. Non usa mezzi termini il prof. Alessandro Grimaldi, primario del reparto malattie infettive dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, che in un’intervista rilasciata a Onda Tg riavvolge il nastro della prima fase dell’emergenza Covid-19 ma pone obiettivi e priorità per affrontare la fase due che non permette distrazioni di sorta o un allentamento del distanziamento sociale e delle misure di sicurezza personale. Dopo settimane di tour de force i sanitari del reparto di malattie infettive cominciano a respirare e a recuperare una turnazione di lavoro più vicina alla normalità. Secondo Grimaldi la provincia dell’Aquila è riuscita a contenere il tasso di letalità come pure i nosocomi hanno affrontato in maniera ottimale l’emergenza ma questa prima fase deve servire di lezione per velocizzare i tempi di trattamento dei pazienti e per rafforzare la collaborazione tra la sanità ospedaliera e la medicina sul territorio. In alcuni casi la persistenza della positività del virus è andata avanti fino al cinquantesimo giorno. Un’odissea che deve essere evitata, spostando la gestione della prevenzione e della seconda fase sul territorio, utilizzando gli ospedali per il ricovero e il trattamento dei casi più gravi. “La fase due è cominciata qualche giorno fa con un summit tenuto con la Asl”- interviene Grimaldi- “è necessario disporre una squadra che, quando viene segnalato un caso sospetto, va a visitare il paziente e fa il tampone. In ospedale si deve fare l’esame radiografico per accertare se ha o meno la polmonite. Ci vuole un elemento stretto tra l’ospedale e il territorio con i medici di base che si riapproprierebbero del proprio ruolo che è stato mortificato per la carenza dei dispositivi di protezione individuale”. Per il primario di malattie infettive “la conditio sine qua non deve essere l’esame sierologico e il tampone da fare più rapidamente. L’altra sfida deve essere la corsa all’approvvigionamento di tecnologie e materiali per fare tutto questo. Se affrontiamo la seconda fase con le strutture ospedaliere significherebbe che abbiamo un po’ fallito. Se noi riusciamo ad individuare precocemente il paziente vuol dire che riusciamo a trattarlo altrettanto precocemente”. L’appello ai cittadini resta quello di attenersi alle misure e alle disposizioni del governo. Per Grimaldi pazienza è la parola chiave. Il sacrificio di oggi serve ad evitare una nuova emergenza e una nuova “catastrofe”, ovvero la ripresa dei contagi.

Andrea D’Aurelio

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