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La recente sospensione della delibera regionale che prevedeva l’abbattimento di 469 cervi segna una battaglia cruciale nella difesa della fauna selvatica abruzzese. Il TAR Abruzzo ha fissato per il 14 maggio 2025 l’udienza di merito sul provvedimento, una data che segue la conclusione della stagione venatoria 2024/2025, garantendo la salvezza degli animali almeno fino a quel momento. La delibera n. 509 dell’8 agosto 2024 aveva scatenato un’ondata di proteste senza precedenti. La decisione di consentire l’uccisione quasi sistematica dei cervi, inclusi i cuccioli, ha visto l’opposizione di associazioni ambientaliste come LAV, LNDC Animal Protection e WWF, ma soprattutto di migliaia di cittadini abruzzesi. La petizione online lanciata su Change.org ha raccolto oltre 136.000 firme, mentre circa 60.000 persone hanno inviato e-mail di protesta direttamente al Presidente regionale Marco Marsilio. Manifestazioni, sit-in e una massiccia campagna social hanno evidenziato la forte contrarietà dell’opinione pubblica a quello che è stato definito un vero e proprio “massacro annunciato”. Le associazioni hanno scelto di portare la questione davanti alla magistratura amministrativa, sottolineando le irregolarità delle procedure seguite per approvare il piano di abbattimento. Decisivo è stato il pronunciamento del Consiglio di Stato, che ha sospeso la delibera regionale rinviando la decisione finale al TAR Abruzzo. Il piano prevedeva un tariffario di abbattimento – dai 50 ai 600 euro per ogni animale – a beneficio degli Ambiti Territoriali di Caccia, una scelta fortemente criticata dalle associazioni per il suo approccio commerciale alla gestione della fauna. Nonostante le pressioni pubbliche, il Presidente Marsilio e la maggioranza consiliare hanno mantenuto una posizione rigida, rifiutando il confronto con le associazioni ambientaliste. In questa fase, le associazioni rinnovano il loro appello non solo a Marsilio, ma anche agli assessori regionali, invitandoli a considerare alternative non cruente per affrontare i problemi legati alla fauna selvatica, come i danni alle colture agricole e i rischi di incidenti stradali.

“L’Abruzzo è la Regione dei parchi: non sprechiamo l’opportunità di dimostrarlo. Coinvolgiamo università, esperti e parchi nazionali per trovare soluzioni efficaci e sostenibili,” dichiarano le associazioni.

La decisione del TAR rappresenta un’importante vittoria temporanea, ma lascia aperta la questione della gestione della fauna selvatica. L’Abruzzo ospita importanti aree protette e istituzioni con competenze specifiche che potrebbero essere coinvolte per sviluppare strategie di gestione rispettose dell’ambiente e degli animali.

La sfida ora è evitare di ricorrere alla semplice eliminazione della fauna, optando invece per metodi innovativi e sostenibili che proteggano l’ecosistema e le comunità locali.

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