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SULMONA – La Procura della Repubblica di Sulmona ha aperto un’inchiesta sul caso della clinica San Raffaele di dove si sono registrati 34 casi di positività al virus tra operatori e pazienti, due decessi ( la cosiddetta paziente zero e l’anziano di Prezza) e alcuni trasferimenti nei nosocomi della regione. L’indagine è scattata dopo la querela presentata dai familiari dell’infermiera 40 enne di Sulmona, dimessa ieri dal nosocomio aquilano, che hanno accusato la clinica di lesioni colpose. Alla querela della famiglia dell’infermiera si è aggiunto anche l’esposto presentato dalla Nursind. L’inchiesta mira quindi ad accertare eventuali responsabilità della struttura tant’è che sono stati acquisiti già alcuni documenti. In redazione intanto arriva lo sfogo di un cittadino, parente di un degente della clinica. “Nel momento in cui emerge che molti pazienti sono risultati positivi al Covid 19, la struttura decide di non rispondere più al telefono alle famiglie. I telefoni squillano invano”- fanno sapere nella segnalazione- “non è dato conoscere le condizioni di salute dei propri congiunti, quando opportunamente in questo momento dove essere creato un servizio h24 per dare supporto psicologico a chi è fuori oltre che a chi è dentro e si è ritrovato improvvisamente in una situazione che probabilmente aveva visto nei film di fantascienza fino al giorno prima. Spero che qualcuno presto dia ascolto al grido di dolore che viene da chi, impossibilitato a fare nulla, si trova chiuso in casa in apprensione per un proprio congiunto”. Nei giorni la clinica aveva presentato l’elenco delle misure adottate: percorso di osservazione in aree di isolamento, in singole stanze, due reparti adiacenti al primo piano con accesso e percorsi dedicati per il personale, per il vitto e per la biancheria ed è stato attivato un database elettronico per la distribuzione dei pazienti nelle stanze. In particolare, per il personale, sono stati predisposti igienizzanti, luoghi per la vestizione e svestizione degli operatori sanitari nell’area di isolamento, sotto controllo in termine di temperatura a inizio e fine turno. Per la gestione dei pazienti all’interno dei reparti di degenza che non hanno generato casi di positività è attiva una sorveglianza che prevede a 7 giorni l’esecuzione di tamponi naso faringeo. La clinica ha minacciato poi di adire le vie legali nei confronti di tutti coloro che hanno diffamato “il corretto operato della struttura e di tutti i sanitari che nella stessa si sono adoperati e si stanno adoperando con abnegazione nell’interesse dei pazienti e di tutto il paese”. Il clima quindi si fa sempre più incandescente e la vicenda è destinata a tenere banco.

Andrea D’Aurelio

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