
La sanità italiana continua a rispecchiare un quadro di disuguaglianze marcate tra Nord e Sud, con alcuni territori che riescono a garantire alti standard di assistenza, mentre altri sono ancora lontani dal raggiungere livelli accettabili di qualità. Recentemente, i risultati del monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) 2023, stilato dal Ministero della Salute, hanno messo in evidenza queste disparità e le criticità nel sistema sanitario italiano, con un focus particolare sulla regione Abruzzo, che continua a faticare su temi cruciali come la prevenzione e l’assistenza territoriale.
L’Italia a due velocità nella sanità
Nel panorama sanitario italiano, le performance delle Regioni sono molto eterogenee. Alcune, come il Veneto, la Toscana e la Provincia Autonoma di Trento, primeggiano per qualità e tempestività delle cure, sia ospedaliere che preventive. Al contrario, altre regioni, tra cui Abruzzo, Calabria e Sicilia, continuano a lottare con insufficienze evidenti nelle aree della prevenzione e dell’assistenza distrettuale (ovvero le cure fornite sul territorio). La situazione è tale che il Sistema Sanitario Nazionale sembra rispecchiare la storica frattura Nord-Sud, con il Nord Italia che si distingue per la qualità delle strutture ospedaliere e per un’efficace rete di assistenza sul territorio, mentre il Sud è ancora in una fase di grave arretratezza, con un impatto diretto sulla qualità della vita dei cittadini.
Il caso dell’Abruzzo: criticità persistenti
L’Abruzzo, con un punteggio complessivo di 64,43 su 100 nei LEA 2023, si trova al quartultimo posto nella classifica nazionale, davanti solo alla Basilicata, Sicilia e Calabria. Questo risultato è frutto di un calo significativo nelle prestazioni relative alla prevenzione e all’assistenza distrettuale, settori cruciali per il benessere dei cittadini. Nonostante i miglioramenti riscontrati in alcune aree, come gli screening oncologici, che mostrano progressi rispetto al 2022, la prevenzione resta un terreno difficile per la regione. In particolare, la vaccinazione di base nella fascia 0-24 mesi non raggiunge i livelli di sufficienza in due delle quattro ASL regionali. Inoltre, le difficoltà nel colon screening persistono, anche se la Regione ha attivato iniziative per recuperare il gap, come il coinvolgimento delle farmacie per l’erogazione dei test. L’area dell’assistenza distrettuale è quella che presenta le criticità più gravi. Il modello di riorganizzazione territoriale, introdotto nel 2023, ha portato a disfunzioni, specie in alcune zone montane, dove la rete viaria non consente di rispettare i tempi di arrivo delle ambulanze, compromettendo la qualità del soccorso.
Il miglioramento, ancora lontano
Nonostante le difficoltà, il governo regionale dell’Abruzzo ha cercato di evidenziare alcuni aspetti positivi. In particolare, c’è stata una crescita dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), che ha visto un incremento delle prestazioni offerte agli anziani, categoria che rappresenta una fetta crescente della popolazione abruzzese. Tuttavia, la situazione resta complessa: l’accesso alle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) non è ancora sufficiente a coprire i bisogni della popolazione non autosufficiente, un altro problema legato alla struttura demografica della regione. Inoltre, la mobilità passiva (cioè la tendenza dei pazienti a rivolgersi ad ospedali fuori regione) è in calo, ma il dato resta negativo: nel 2023, il saldo negativo è stato di 89 milioni di euro, con una riduzione di 9 milioni rispetto all’anno precedente. Un dato che dimostra l’insufficienza delle strutture sanitarie regionali a garantire cure adeguate ai propri cittadini, spingendo molti a cercare soluzioni fuori regione.
Un futuro incerto
Il futuro della sanità abruzzese appare ancora incerto. Nonostante i segnali di miglioramento in alcune aree, la strada è lunga e in salita. Se il miglioramento nella prevenzione e nell’assistenza distrettuale non sarà immediato, le difficoltà nell’accesso alle cure per i cittadini abruzzesi continueranno a persistere. Le risorse disponibili non sembrano sufficienti a coprire il fabbisogno di personale e infrastrutture, e la gestione del debito sanitario potrebbe compromettere ulteriormente l’efficacia del sistema. In questo contesto, le polemiche politiche sul governo regionale continuano a crescere. L’opposizione, in particolare il PD, critica la giunta per la gestione della sanità, accusandola di non aver messo in atto politiche efficaci per risolvere i problemi strutturali del settore. La Regione, da parte sua, sottolinea gli sforzi per migliorare la situazione e annuncia un potenziale miglioramento nel primo semestre del 2024.
Conclusioni
La sanità italiana è ancora lontana dall’essere equa e omogenea, con differenze marcate tra le diverse Regioni. Mentre alcune strutture ospedaliere italiane raggiungono standard internazionali di eccellenza, come il Niguarda di Milano e il Gemelli di Roma, altre realtà regionali, come l’Abruzzo, continuano a soffrire di gravi carenze. Se il sistema sanitario italiano vuole davvero garantire a tutti i cittadini gli stessi diritti e le stesse opportunità di cura, è fondamentale affrontare seriamente le disuguaglianze regionali e potenziare l’assistenza territoriale, un aspetto che ha rivelato tutte le sue fragilità durante la pandemia. La sfida è grande, ma la politica sanitaria abruzzese ha ancora tempo per invertire la rotta e migliorare la situazione dei suoi cittadini.