banner
banner

SULMONA –  L’effetto “cenerentola” continua a far discutere all’indomani dei primi dieci giorni di riaperture. Ci si chiede se ha ancora un senso, in questa fase, mantenere il coprifuoco alle 22 con il patema d’animo che comincia a salire almeno una mezz’ora prima. La corsa per consumare l’ultimo aperitivo, la richiesta del conto da pagare nel locale entro le 21.59, il via vai per raggiungere l’auto in sosta e rincasare. Il dibattito trova terreno fertile anche nelle piazze e nei quartieri della città con la nostra raccolta di opinioni. “Non è più giustificato questo orario. C’è ancora la necessità di proteggere i cittadini ma anche le attività hanno le loro necessità. Per la paura le persone già alle 21 iniziano a non vedersi in giro”- interviene Simone D’Agostino del Bar Centrale. “Ormai non ha più un senso. Sarebbe il caso di spostarlo di qualche ora per agevolare ristoratori ed altre attività”- aggiunge Marco Duro della pizzeria La Piazzetta. “Io esco di casa in tempi normali alle 22. Sarebbe il caso di spostarlo almeno a mezzanotte”- tuona la sulmonese Giovanna Valeri mentre degusta il suo aperitivo a Caffè Ovidio. La voce fuori dal coro è quella di Melita Malvestuto D’Onofrio, di Whitenmore Sulmona, secondo la quale “non è tanto il coprifuoco alle 22 ma siamo noi che non siamo in grado di badare a noi stessi. Si poteva anche evitare ma dobbiamo essere persone più responsabili e non confido più in questa capacità nostra”. Sull’argomento è intervenuto anche l’infettivologo Alessandro Grimaldi, primario del reparto Malattie infettive dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. “Non è solo un problema di un’ora in più o in meno. E’ un problema di come si comporta la gente perché noi siamo cittadini. Se i cittadini fanno i cittadini si potrebbe stare tranquillamente fino alle 23 ma, se come spesso succede fanno gli irresponsabili, diventa tutto più complicato. Diventa gioco forza comprimere l’orario perché il virus circola attraverso le persone. O noi limitiamo i contatti stretti oppure diventa tutto aleatorio ed opinabile. L’augurio è quello di circolare liberamente ma che ognuno faccia il suo dovere”- afferma il primario. Come a dire non è quanto tempo si sta in giro ma come si sta in giro. Se si rispettano le distanze e si indossano i dispositivi. Concetti ormai basilari dopo un anno di pandemia. Eppure non è così scontato.

Andrea D’Aurelio

Lascia un commento