BARREA – Rapina aggravata, lesioni personali aggravate, minaccia, violazione di domicilio e sequestro di persona. Queste le ipotesi di reato che la Procura della Repubblica di Sulmona contesta ad un 40 enne romeno, ex latitante, comparso ieri davanti al collegio del Tribunale per la brutale aggressione ai danni di un pastore che risale ormai a dieci anni fa. Il giovane si era reso irreperibile per lungo tempo fino alla latitanza che cessò con l’arresto e la detenzione, tuttora in corso, per altri reati. Il “conto” della giustizia lo pagherà verosimilmente fino alla fine anche se, per le eccezioni sollevate dall’avvocato d’ufficio, il collegio dovrà ricomporsi nella prossima udienza. I fatti risalgono al 10 agosto 2013 quando, nella località Chiarano Sparvera di Barrea, il giovane penetrò con la forza all’interno del ricovero occupato da un pastore, forzando la porta d’ingresso. Iniziò quindi l’escalation di violenza. Prima calci, pugni e minacce di morte. Poi, puntandogli un coltello alla gola, avrebbe costretto la vittima a scrivere il proprio nome su un foglio e a preparargli un caffè, trattandolo praticamente come uno schiavo. Per circa tre ore gli avrebbe impedito di allontanarsi dal rifugio, sequestrandolo e privandolo della libertà personale. Sempre sotto minaccia aggravata dall’uso dell’arma, gli avrebbe sottratto la somma di 100 euro. Il tutto approfittando della condizione di incapacità ad agire della vittima. Una vera e propria umiliazione che, secondo l’accusa, il 39 enne aveva compiuto in concorso con un’altra persona, uscita però assolta al termine del procedimento. Per il giovane, invece, il processo è partito in ritardo vista l’irreperibilità e la latitanza. Dopo dieci anni finisce alla sbarra.