
SULMONA. “Mi hanno ricattata per circa due anni. Non potevo fare a meno di incontrarli”. E’ un passaggio agghiacciante della denuncia della 12enne straniera, residente a Sulmona con i suoi familiari, abusata e ricattata da un 14enne e un 18enne, anche loro stranieri e residenti in un Comune della Valle Peligna. L’inchiesta, che coinvolge al momento solo i due indagati, potrebbe allargarsi anche alle persone, per lo più giovanissime, che hanno ricevuto sul proprio telefono filmati con contenuto sessualmente esplicito e, dopo averli visionati, li hanno inoltrati ad altri contatti. La storia dai contorni preoccupanti comincia a luglio 2023 quando la ragazzina, all’epoca aveva 10 anni, era stata avvicinata dai due conoscenti nei giardini del parcheggio di Santa Chiara a Sulmona. Lì si sarebbe consumato il primo rapporto sessuale, contro la volontà della vittima che, in quella circostanza, era stata filmata. Video che i due avevano conservato nella rubrica del telefono per ricattarla. Gli atti sessuali sarebbero stati poi compiuti a cadenza periodica, in luoghi privati, anche a casa degli indagati dove la persona offesa veniva invitata. Secondo quanto ricostruito, sarebbe stato proprio il racconto della giovane vittima ai propri genitori a far scattare le indagini che hanno portato anche alle perquisizioni in casa e al sequestro di materiale informatico dei due indagati. Un inferno iniziato nell’estate del 2023 e andato avanti per due anni fino a quando la vittima ha raccontato tutto ai genitori, spiegando anche la presenza di video e foto che la ritraevano e che sono circolate su un gruppo di Whatsapp degli amici. Così i familiari si sono presentati nella caserma dei carabinieri di Sulmona. “Dovevo andare perché mi minacciavano, dicendomi che se rifiutavo l’incontro, avrebbero poi inviato i filmati a tutti i miei amici”- ha denunciato la ragazzina ai militari lo scorso luglio quando i filmati sarebbero finiti sulle chat di altri adolescenti. Proprio la vittima infatti, alla vista di un suo video a sfondo sessuale che girava nella chat di un gruppo WhatsApp ha trovato la forza, pur poco più che bambina, di raccontare tutto al padre e alla madre. I giovani avrebbero prima abusato della ragazzina e poi l’avrebbero ricattata con le foto e i video girati durante la violenza per ottenere altri incontri sessuali con loro e perché la ragazzina non parlasse. Il sostituto procuratore Angela D’Egidio ha aperto un fascicolo d’inchiesta e ha iscritto sul registro degli indagati il 14enne, accusato di violenza sessuale in concorso e revenge porn, ovvero diffusione illecita di materiale a contento sessualmente esplicito senza il consenso della persona ritratta. Dal Tribunale per i minorenne è inoltre partita la segnalazione alla Procura di Sulmona che si sta occupando della posizione del 18enne, anche lui indagato per gli stessi reati. I magistrati hanno quindi emesso il decreto di perquisizione, eseguito dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Sulmona: sequestrati pc, tablet, cellulari e tutto quanto utile alle indagini. I militari vogliono verificare sia la provenienza del materiale visivo sia chi ne ha avuto accesso. L’indagine quindi potrebbe allargarsi con una contestazione anche nei confronti di chi ha divulgato i video. Dalle prime verifiche è emerso che 40 persone, tutte giovanissime, erano iscritte nel gruppo di whatsapp e, oltre a ricevere i filmati, potrebbero averli inoltrati. In quel caso anche loro potrebbero essere tirati in ballo dai magistrati e iscritti sul registro degli indagati per il revenge porn che punisce, con la reclusione da uno ai sei anni, quanti inoltrano immagini a contenuto sessualmente esplicito senza il consenso della persona rappresentata. Per ricostruire la rete dei contatti, compito non facile, è stata disposta una perizia tecnica sui telefoni e sul materiale sequestrato. Al termine degli accertamenti, la Procura della Repubblica del Tribunale per i Minorenni e la Procura della Repubblica di Sulmona, che indagano sul caso per violenza sessuale in concorso e revenge porn, decideranno se ampliare l’elenco degli indagati o chiudere le indagini preliminari per permettere agli avvocati difensori di presentare le memorie o chiedere l’interrogatorio a norma di legge. I genitori della vittima, che è stata indirizzata ad un centro antiviolenza, chiamato ad attivare tutti i percorsi per affrontare e metabolizzare quanto accaduto, si sono affidati all’avvocata Maria Grazia Lepore. “Ho appreso della vicenda ieri mattina e nelle prossime ore sarà formalizzare la nomina. E’ una vicenda esecrabile. Abbiamo una ragazza da tutelare, in tutte le sedi, senza alcun dubbio”- commenta l’avvocata. Al momento non sono stati adottati provvedimenti cautelari né per il minore né per il 18enne iscritti sul registro degli indagati. Intanto anche le difese preparano la propria arringa per scandagliare le singole posizioni. Il 18enne si è affidato all’avvocato del foro di Pescara Renzo Colantonio mentre il 14enne è difeso dall’avvocato Alessandro Margiotta, il quale ha avuto già i contatti con il proprio assistito. “Bisogna accertare la capacità d’intendere e volere al momento del fatto del mio assistito. Tuttavia, al di là dei risvolti processuali, ciò che rende terribile la storia è la vicenda in sé che è un attentato allo sviluppo psico-fisico dei minori. Famiglie e scuole dovrebbero quindi prevenire queste vicende che sono scabrose dal punto di vista sociale”- sottolinea Margiotta. “Il mio assistito paradossalmente è sconvolto dall’evento e trumatizzato non quanto la vittima ovviamente, alla quale va la nostra solidarietà, visto il risvolto mediatico”- aggiunge l’avvocato.









