
Solo uno dei tre video incriminati della violenza sessuale ai danni di una dodicenne è finito sulla chat whatsapp degli amici della minore ma la lista di coloro che rischiano un’ incriminazione per la diffusione illecita di materiale a contenuto sessualmente esplicito è destinata ad allargarsi. La Procura distrettuale anti-mafia, che ha avocato il fascicolo della Procura della Repubblica di Sulmona, sta infatti ricostruendo la rete di contatti che oltre a ricevere il filmato oggetto d’indagine, lo hanno a loro volta inoltrando incappando nel reato del revenge porn punito con la reclusione fino a sei anni. Nella chat di whatsapp dove è stato condiviso solo uno dei tre video espliciti erano iscritti in quaranta ma le ulteriori condivisioni sono in corso di tracciamento. Un lavoro minuzioso della distrettuale anti mafia dal momento che i filmati contengono materiale a contenuto sessualmente esplicito. Un dramma nel dramma di una storia che presenta contorni preoccupanti. Intanto domani 28 ottobre, l’interrogatorio di garanzia per il diciottenne finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta sulla violenza sessuale aggravata ai danni di una minore che ha scosso la città di Sulmona. Il giovane, attualmente detenuto nel carcere di via Lamaccio, comparirà in collegamento remoto davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale dell’Aquila.L’interrogatorio servirà a chiarire la posizione dell’indagato, unico maggiorenne tra i tre ragazzi raggiunti da ordinanze di custodia cautelare. Gli altri due, minorenni, si trovano invece in un istituto penale per minori di Roma. I tre sono accusati, a vario titolo, di violenza sessuale aggravata e di gruppo, atti persecutori, produzione, detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. Secondo la ricostruzione degli investigatori, le prove raccolte – tra cui video e testimonianze – costituirebbero elementi centrali a sostegno dell’accusa. Il difensore del diciottenne, avvocato Alessandro Scelli, ha fatto sapere che il suo assistito deciderà se rispondere alle domande del giudice o avvalersi della facoltà di non rispondere nel corso dell’udienza. L’incubo per la ragazzina sarebbe partito nel 2023 ma solo da aprile scorso le presunte violenze sarebbero state riscontrate: prima il rapporto forza con il 14enne che avrebbe fila la scena e poi i ricatti. “Se non vai anche con il mio amico faccio vedere a tutti quello di cui sei stata capace”. Qui sarebbe entrato in gioco il 18enne che ha portato con sé anche il 17enne, “regista” della violenza e incaricato di immortalare alcune scene. A far scoprire il caso è stata la ragazzina quando ha scoperto che uno dei tre video era stato diffuso. La telefonata al 114 e poi le indagini. Andrea D’Aurelio









