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L’AQUILA – Sta per concludersi il sesto giorno di fuoco per gli aquilani. I Canadair non hanno mai smasso di sorvolare i cieli del capoluogo per gettare acqua sopra le fiamme che minacciano le abitazioni di Pettino. Il 30 luglio, nell’alta valle dell’Aterno, presso Arischia un incendio di certa matrice dolosa sta distruggendo più di ottocento ettari di bosco. Non c’è numero per il personale all’opera; vigili del fuoco, dipendenti comunali, protezione civile, militari del 9°Reggimento Alpini, 4 Canadair, 1 elicottero della protezione civile e 2 elicotteri Erickson. E le centinaia di volontari ai quali è stato vietato da alcuni giorni di addentrarsi nelle zone colpite. Oggi infatti una persona non autorizzata che voleva per aiutare gli uomini impegnati nelle operazioni di spegnimento degli incendi tra Pettino e Cansatessa è rimasta ustionata ed è stata soccorsa dai medici degli Alpini. A renderlo noto è il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi “Sono proprio questi gli episodi che ho cercato di scongiurare”,  ha spiegato il primo cittadino,” con l’ordinanza di divieto di accesso ai singoli gruppi che non sono specializzati”. Molti residenti sono pronti a fare le valige, in virtù dell’ordinanza del sindaco Pierluigi Biondi che ha già predisposto il piano di emergenza per un’eventuale evacuazione. C’è chi guarda il cielo sperando che arrivino nuvole cariche di pioggia

Nel centro operativo segue le operazioni anche vice presidente della regione Abruzzo, Emanuele imprudente Questa è l’ennesima ferita alla nostra città – commenta amareggiato – ma anche una prova che stiamo superando. Il dispiegamento di forze è imponente e sta dando il massimo: stanno volando in queste ore fino a 12 mezzi aerei, ed è una cosa non scontata”.

Le indagini sono in pieno corso ma c’è il riserbo assoluto. L’ipotesi è quella dell’incendio di origine dolosa”. Ricordiamo che l’incendio è partito dentro l’area protetta nel Parco nazionale del Gran Sasso Monti della Laga: le indagini infatti sono per incendio boschivo e disastro ambientale, avendo interessato una zona di protezione speciale, mandando in fumo 400 ettari circa di vegetazione di pregio è protetta.

In questi giorni non sono mancate le polemiche sulla legge Madia che ha abolito il corpo forestale e molti di loro trasferiti in un corpo civile, in dei corpi militari, come la Polizia o i Carabinieri dove le regole sono, evidentemente, diverse. Una delle obiezioni alla ‘smobilitazione’ dei forestali è che le funzioni che svolgeva sono semplicemente transitate in altre forze

in occasione di un incendio, entravano in sincronia l’un l’altro per affrontare l’antincendio boschivo come una mission. Spegnere gli incendi ha un costo altissimo in termini economici. Costo che, ovviamente, ricade sulla collettività, sommandosi a quello ambientale. “Con il pilota bastava un cenno, oggi i piloti sono per lo più di aziende private che lavorano per il business degli incendi: c’è chi viene pagato in base a quanto bosco brucia, chi in base a quanto non ne brucia. Ogni regione ha competenza in materia e fa un pò come vuole”.

La flotta della forestale non c’è più, quella transitata nei Carabinieri è stata, di fatto, smantellata e non ha più funzioni antincendio. I forestali gestivano tutta la filiera di spegnimento, dall’intervento a terra, al coordinamento dei soccorsi, i mezzi aerei, e avevano il pieno controllo anche delle operazioni di tutti gli altri attori; tutti i forestali avevano competenze di Dos, direttore operazioni di spegnimento.

Gli incendi di questi giorni hanno riacceso l’attenzione su tutta la governance del nostro patrimonio ambientale, forestale nello specifico e anche sullo scioglimento del Corpo. La speranza dei Forestali è di tornare a svolgere i compiti di una volta, la politica comincia a discuterne, e anche la giustizia. La Corte europea dei Diritti dell’Uomo recentemente ha bocciato la riforma Madia proprio sul passaggio del personale civile nei corpi militari.

 

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