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Di starsene a casa, almeno per il periodo di dieci giorni di monitoraggio sanitario, non ne ha voluto proprio sapere. Per questo ha deciso di ignorare il tracciamento della Asl, nel vero senso della parola, “implorando” il suo congiunto risultato positivo al Covid-19 di non farlo inserire nella filiera dei contatti da porre in quarantena. Protagonista della vicenda è un uomo residente in Centro Abruzzo, contatto stretto di caso accertato, che invece di trascorrere i dieci giorni di sorveglianza sanitaria in isolamento domiciliare, ha deciso di risparmiarsi la fatica con la classica fuga dal tracciamento. Nulla di nuovo sotto al sole verrebbe da dire ma dopo un anno e mezzo di pandemia, appelli, raccomandazioni, misure e restrizioni, una segnalazione del genere, che è pervenuta in redazione, fa sicuramente riflettere. Il soggetto, parente di un positivo Covid, sarebbe entrato a contatto con lo stesso nelle 48 ore precedenti dalla comparsa del sintomo. Non poteva lasciare l’attività lavorativa né la routine quotidiana. D’altronde se “non ho nulla”- si sarebbe giustificato- “perché devo rimanere a casa?”. Va ricordato che il periodo di monitoraggio sanitario serve proprio a scongiurare un’incubazione più lunga del virus che pure si è registrata nell’ultimo periodo in Valle. Come non ricordare, peraltro, quanti hanno chiuso attività e si sono presi permessi di lavoro per stare in quarantena, anche senza contrarre l’infezione. Insomma questa presunta fuga dal tracciamento, poichè solo di segnalazione si tratta, la dice lunga sulla consapevolezza del rischio ad un anno e mezzo dall’inizio dell’emergenza pandemica. E’ la dimostrazione che approcci e paradigmi devono ancora cambiare e il problema è innanzitutto di matrice culturale fermo restando che, con uno Stato che non garantisce aiuti certi e concreti, reazioni del genere sono da mettere in conto. Intanto da oggi a Sulmona cessa l’obbligo della mascherina all’aperto in centro storico dopo la scadenza dell’ordinanza sindacale. Resta in vigore la disposizione nazionale che impone l’uso dei dispositivi in caso di assembramento. La responsabilità personale diventa quindi fondamentale in questa fase della pandemia per evitare nuovi fronti di contagio (a.d’.a.)

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