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SULMONA – La relazione tra i due era ormai finita ma lui non voleva farsene una ragione. Per questo, dal momento in cui la sua ex tornò a Sulmona per rifarsi una vita, avrebbe cominciato a tempestarla di telefonate, a minacciarla e aggredirla verbalmente e fisicamente, con tanto di appostamenti sotto casa. Oggi per un 39 enne residente nel pescarese, G.D’.A., è arrivata la condanna da parte del Tribunale di Sulmona, a sei mesi di reclusione e al risarcimento della parte civile da liquidarsi in separata sede. I fatti fanno riferimento al 2013, precisamente da ottobre a novembre dello stesso anno. Un mese terribile per la giovane di Sulmona che aveva deciso di fare le valigie e di troncare quel rapporto per una serie di vicende pregresse. Proprio in quel momento sarebbero cominciato gli atti persecutori. Secondo il castello accusatorio il 39 enne, in quel periodo, avrebbe posto in essere una serie di atti di vilipendio e asservimento, minacciando la giovane donna, aggredendola anche fisicamente, cercando di costringerla ad avere rapporti sessuali non voluti. Dagli atti del processo è emerso pure che la maltrattava, tanto da rendere particolarmente dolorosa e mortificante la relazione. In particolare le inviava i messaggi telefonici minacciandola di farle togliere i bambini, si aggirava con la propria autovettura sotto l’abitazione della vittima, la ingiuriava additandola con epiteti e in una circostanza visionava la messaggistica telefonica, manifestandole la volontà di avere rapporti intimi con lei. Dopo otto lunghissimi anni quell’incubo è ormai caduto nel dimenticatoio ma il processo è arrivato nella fase della discussione questa mattina nell’aula giudiziaria del primo piano del Palazzo di Giustizia. Per il 39 enne è arrivata la condanna a sei mesi di reclusione e al risarcimento dei danni da quantificare per il reato di stalking. L’imputazione è stata infatti modificata durante il dibattimento e nel corso dell’escussione dei testi. Inizialmente si parlava di maltrattamenti. E’ facile pensare che con il ricorso in appello maturerebbero i tempi per la prescrizione. Proprio così.
Andrea D’Aurelio

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