banner
banner

SULMONA – Tutti accumunati dalla stessa sorte. Silurati dalle urne. Ma non tutti escono a testa bassa. C’è chi continua a sperare, come la sulmonese Antonietta La Porta, a un passo dalla surroga. E chi invece sceglie il silenzio all’indomani del voto perché il risultato elettorale non dà adito a fraintendimenti. Per tutti però arriva il momento della resa dei conti e dalla famosa analisi del voto. Iniziamo dagli sconfitti che sono i primi ad entrare nell’elenco degli esclusi. Fra i 21 candidati peligno-sangrini del Centro Abruzzo ad aprire la classifica di coloro che non ce l’hanno fatta è l’ex sindaco di Pratola Peligna ed ex Presidente della Provincia, Antonio De Crescentiis. Chiude la tornata elettorale con 2263 preferenze. Non sono poche. Anzi. Esce a testa alta nonostante l’amarezza di un risultato che non premia la coalizione che ha appoggiato Giovanni Legnini. Ma comunque è un dato significativo. Tanto di cappello. Può ritenersi soddisfatto anche l’ex consigliere comunale, Mimmo Di Benedetto, che ha incassato 1449 voti. A Sulmona ha chiuso con 858 preferenze e la sua lista, “Popolari e Solidali”, è risultata la prima in città tra quelle schierate a sostegno del centrosinistra. Se quella che ci lasciamo alle spalle è stata la campagna elettorale degli alleati- avversari, di coloro cioè che avevano più competitor dentro la stessa coalizione che fuori, non è difficile intuire che ad accusare il colpo è il consigliere comunale di Sulmona, Fabio Pingue. Ha incassato complessivamente 1360 preferenze, non da buttare s’intende, ma comunque non in linea con i numeri da capogiro delle previsioni. Segue a ruota il consigliere comunale Pd, Antonio Di Rienzo, che ha guadagnato 633 voti in un momento non facile per il partito. Anche lui però paga la dispersione del voto e la parcellizzazione delle candidature. Nelle fila del centrosinistra i consensi sono stati così ripartiti: Valentina Di Benedetto 381 voti, il sindaco di Roccaraso Francesco Di Donato 1.702 voti, Francisca Ibarra 1.480 voti, il più giovane Francesco Di Felice 193 voti, Francesca Di Giulio 774 voti, Mariangela Cianfaglione 722 voti e Paola Ruffo 78 voti. La Ruffo a Sulmona ne ha presi 18 e si conferma una fans accanita della nostra emittente. Si scherza ovviamente. Irrisorio il dato di CasaPound, il cosiddetto voto di opinione, che ha consegnato 55 voti al sulmonese Giovanni Bartolomucci. Il Movimento Cinque Stelle non è riuscito ad esprimere alcun candidato. Un vero peccato alla luce dell’attribuzione dei resti che ha assegnato 7 seggi agli sconfitti Cinque Stelle, uno dei quali alla candidata Sara Marcozzi, che aspirava non solo alla Presidenza ma anche allo scranno di consigliere regionale. Veniamo ora alla coalizione vincitrice, il centrodestra. Tra gli esclusi c’è la sulmonese Antonietta La Porta che chiude con 3570 voti, quanto bastano per piazzarsi al terzo posto e sperare che il consigliere più eletto, Emanuele Imprudente, ottenga un posto in Giunta. Un’ipotesi che resta in piedi ma, al di là di tutto, il risultato non può che essere soddisfacente per La Porta e l’altra candidata, Giulia Donatelli, che ha preso 1269 voti. Esce a testa alta anche il consigliere comunale di Castel Di Sangro, Andrea Liberatore (lista Udc), che si piazza dietro l’eletta e più votata Marianna Scoccia, con 2147 preferenze. Non può sorridere Forza Italia, la forza politica che esce a testa bassa da queste elezioni. L’assessore di Pratola, Fabiana Donadei, ha incassato 1052 preferenze. Non abbastanza se si considera che la candidatura è stata sponsorizzata dal sindaco di Pratola Peligna, Antonella Di Nino, in accoppiata con l’ex Presidente della Provincia, Antonio Del Corvo. Giova ricordare però che la Donadei si è messa in carreggiata in un secondo momento e non è partita alla pari degli altri. Gabriele Gianni chiude con 298 voti. Ci sono poi i 1142 voti dell’ex vice sindaco, Mariella Iommi, che è la donna più votata di Fratelli d’Italia in regione. Non sorride più di tanto Azione Politica: alla consigliera Roberta Salvati sono andati 484 voti e al pratolano Cesidio D’Alessandro 121. Insomma l’urna elettorale non perdona. Non è detto che il voto equivale a un attestato di stima per la persona perché dietro al consenso ci sono sempre giri e movimenti trasversali. Ma si dice che l’elettorato è come il cliente di un negozio. Ha sempre ragione. Nel bene e nel male.

Andrea D’Aurelio

Lascia un commento