
Non può essere discussa la mozione di sfiducia presentata da tre consiglieri di minoranza del Comune di Rivisondoli. Lo ha deciso il vice prefetto, Maria Cristina Di Stefano, che ha trasmesso il parere al Comune, guidato dal primo cittadino, Giancarlo Iarussi. Dalla Prefettura hanno infatti ricordato le direttive stabilite, sull’argomento, dal Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali del Ministero dell’Interno, secondo il quale la mozione di sfiducia deve essere presentata almeno dai due quinti dei componenti del consiglio comunale. Così non è stato per Rivisondoli. La mozione, lo scorso 22 luglio, era stata depositata dai consiglieri comunali Nunzio De Capite, Maryline Di Pardo e Piergiorgio Ferrara che avevano chiesto la sfiducia nei confronti del sindaco Iarussi dopo la condanna in primo grado rimediata da quest’ultimo, ad un anno e otto mesi di reclusione, per il reato di calunnia, legato alla vicenda del proiettile in busta. I tre consiglieri avevano chiesto anche la sfiducia della maggioranza consiliare per poi correggere il tiro e indirizzare la sfiducia solo al sindaco, come prevede la legge. Tuttavia non è stata raggiunta la soglia minima dei due quinti che, secondo la Prefettura, è legata a quattro consiglieri comunali. “Nel caso in cui il risultato della divisione del numero dei componenti l’organo collegiale (o dei consiglieri assegnati) dia un resto in decimali, debba optarsi sempre per l’arrotondamento per eccesso alla cifra intera superiore”- ha chiarito il Ministero alla Prefettura. Da qui il parere negativo perché “non risulta una mozione motivata, sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri assegnati all’ente, che il consiglio avrebbe dovuto mettere in discussione non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione”. Nei giorni scorsi anche qualche componente di maggioranza aveva chiesto al primo cittadino di autosospendersi dopo la condanna. Richiesta respinta da Iarussi secondo il quale “lo strumento dell’autosospensione non è completato dalla legge e il reato per il quale sono stato condannato solo in primo grado, con sentenza non ancora definitiva, non è stato commesso contro la pubblica amministrazione”. La pena, inflitta anche al consigliere comunale Simone Buono per la stessa vicenda, risulta sospesa. Tuttavia ulteriori sviluppi sono attesi nelle prossime ore con una nuova sfiducia da mandare al protocollo o con le dimissioni in blocco dei consiglieri comunale. Ipotesi, quest’ultima, non esclusa.









