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SULMONA – “Non rimandatemi a casa perchè non so come fare con l’ossigeno”. E’ quanto si sentono dire in quest’ultimo periodo gli operatori sanitari dell’ospedale di Sulmona all’atto delle dimissioni dei pazienti Covid, quelli cioè che possono proseguire la terapia domiciliare presso la propria abitazione. La difficoltà a reperire le bombole d’ossigeno coinvolge inevitabilmente anche l’ambiente ospedaliero, con tutta la pressione che sta bloccando il sistema. In taluni casi i sanitari si ritrovano quasi costretti a procrastinare le dimissioni proprio per assicurare l’ossigenoterapia e dar modo ai pazienti di procurarsi il macchinario, cosa non facile di questi tempi. E si accavallano così ricoveri e prese in carico con tutte le conseguenze del caso. Anche per questo il Tribunale della Sanità ha presentato un “esposto” alla Regione Abruzzo, sollecitando tutti i provvedimenti del caso. “Da giorni ricevo molte segnalazioni in merito alle difficoltà di trovare l’ossigeno necessario per il trattamento del malato Covid a domicilio. Tale situazione era già stata rappresentata al Presidente della Regione Abruzzo”- ricorda la referente, Catia Puglielli spiegando che “la situazione è diventata critica e certamente non trascurabile se si considera che i pazienti a domicilio non riescono ad ottenere l’assistenza adeguata. Al fine di non aggravare la situazione dell’ospedale e soprattutto al fine di evitare il deterioramento delle condizioni di salute di un malato covid a domicilio ho segnalato alla Regione il problema invitando la stessa ad attivarsi immediatamente per garantire la fornitura presso le farmacie. In alternativa ho richiesto di valutare la possibilità di autorizzare le ditte specializzate ad effettuare le ricariche in favore di tutti coloro che sono già in possesso di bombole. Poiché gli utenti non hanno un punto di riferimento insisto affinché venga creata una Unità di Crisi territoriale per la gestione delle problematiche”- conclude Puglielli dal Tribunale della sanità. La problematica è stata più volte segnalata e non è di secondaria importanza vista la pressione attuale sulle strutture ospedaliere.

Andrea D’Aurelio

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