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SULMONA – Il centro di cottura della Ep con sede a Pratola, la società che gestisce il servizio di ristorazione in diverse strutture pubbliche, è stato sospeso e il cibo almeno ieri è arrivato da Viterbo. Le prime proteste, per la scelta obbligata, arrivano dall’ospedale di Sulmona. “La patessa che ci era stata consegnata era immangiabile e inguardabile tant’è che il cibo non si presentava nemmeno interamente”- tuonano alcuni pazienti del nosocomio che ieri ci hanno segnalato il caso.  Disagi sono stati segnalati anche dalla casa di riposo dell’ex Casa Santa. Le pietanze che arrivano da Viterbo devono essere consumate entro un’ora dalla consegna. Il ricorso ad altro centro di cottura, lontano chilometri, si è reso necessario all’indomani della sospensione del centro di cottura che la ditta ha attrezzato a Pratola Peligna, come disposto dal servizio igiene degli alimenti e della nutrizione della Asl.  In queste ore, fino alla riattivazione della cucina, è stato individuato un centro di cottura in zona . A seguito di controlli della Asl e dell’Izs di Teramo è stato infatti scoperto la Listeria monocytogenes, un batterio potenzialmente molto pericoloso che riesce a resistere anche alle basse temperature. Non bisogna allarmarsi. La migliore strategia per contrastare la listeriosi è la prevenzione, quindi bisogna rispettare le norme di igiene e attenzione previste per tutte le altre tossinfezioni alimentari.  Preoccupazione si è venuta a creare tra le famiglie degli studenti visto che la ditta gestisce anche la refezione scolastica ma solo per alcune scuole. Ma gli addetti ai lavori gettano acqua sul fuoco. Da quanto si apprende il problema starebbe rientrando proprio in queste ore. Oggi il cibo arriverà da un centro di cottura più vicino e per la giornata di martedì 6 aprile è attesa la revoca del provvedimento. Nei giorni scorsi è stata eseguita la sanificazione del centro di cottura e sono stati ripetuti tre tamponi, tutti con esito negativo. Da fonti vicine alla Ep il rilascio dell’autorizzazione per la ripresa a pieno regime sarebbe solo un problema burocratico come pure la contaminazione rilevata sarebbe innocua. Ma resta la giusta attenzione sul caso visto il vasto bacino d’utenza servito dalla società in questione.

Andrea D’Aurelio

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