
Un anno e un mese di reclusione è la pena inflitta a N.P. dal giudice del Tribunale di Sulmona, Irene Giamminonni, per il reato di accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione di soggetti detenuti. I fatti risalgono al 2022 quando l’imputato era ristretto nel carcere di massima sicurezza di Sulmona ed era stato scoperto dai baschi blu con un telefono cellulare in cella, una scheda sim oltre ad un cavo e quattro pile per ricaricare il dispositivo. Ne è scaturito un procedimento penale che oggi è andato a sentenza con rito abbreviato. L’avvocato difensore, Cristian Rucci, ha spiegato che il suo assistito condivideva la camera detentiva con un altro recluso e che non vi sarebbe prova del fatto che il telefono cellulare appartenesse all’imputato. Per il giudice gli indizi di colpevolezza sono più che chiari. Da qui la condanna a 13 mesi di reclusione. Un fenomeno, quello dello “spaccio” dei telefoni dietro le sbarre, che non si arresta tanto che, entro dicembre, sarà schermata l’intera struttura penitenziaria