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SULMONA – “Non mi sembra certo una vittoria l’accesso allo Sprar, ma una sconfitta per le 2 amministrazioni che si sono aggrappate al business dell’accoglienza per questioni economiche. È come curare l’influenza con un calmante”. Ci va giù pesante il coordinatore di Italica Alberto Di Giandomenico sul progetto Sprar che unisce i comuni di Casano e Campo di Giove. I primi a rispondere all’iniziativa in Valle Peligna ma Italica non ci sta, puntando di nuovo l’accento sul turismo e la mancanza di servizi essenziali. “Ho come l’impressione che il progetto presentato dai Comuni, con bilanci in rosso, non sia ispirato alla solidarietà e all’accoglienza né tantomeno ad evitare un eventuale arrivo di profughi nell’unica struttura ricettiva dell’area – interviene Di Giandomenico – Dico questo perché la ‘soluzione’ trovata dalle amministrazioni non limita, né contiene eventuali domande di accoglienza dei privati, ma quasi le incentiva. E seppur gli imprenditori vi avessero rinunciato per scommettere ancora sul turismo, questa scelta dei 2 comuni penalizza e potrebbe essere persino presa da esempio da altre amministrazioni”. Di Giandomenico ribatte sul fatto che “se per il rilancio turistico le località d’alta quota hanno bisogno di una spinta non possono essere certo i profughi a darla o ad attirare turisti”. “Il vaccino è a base di progetti a lungo raggio, formule virtuose e iniziative che le località del Parco dovrebbero mettere sul tavolo della Regione sfruttando più che i migranti la vocazione turistica insita nei loro territori protetti da agganciare, in linea con uno sviluppo sostenibile, al bacino sciistico dell’Alto Sangro. È troppo complicato garantire un futuro solido come fecero i nostri nonni?” conclude il portavoce del movimento Italica.

Andrea D’Aurelio

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