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CAMPO DI GIOVE – “L’attacco del rappresentante peligno di Italica è veramente disarmante, non perché non si possa criticare la scelta Sprar, bensì perché frutto solo di disinformazione e faziosità politica”. Non ci stanno i sindaci di Cansano e Campo di Giove, Mario Ciampaglione e Giovanni Di Mascio, ad accusare il colpo sferrato dal coordinatore di Italica Alberto Di Giandomenico, dopo la notizia dell’arrivo di dodici migranti, distribuiti fra le due municipalità. “Si sostiene che la scelta dello Sprar non solo non limiterebbe, ma addirittura incentiverebbe, ulteriori accoglienze eventualmente provenienti da iniziative di privati, non sapendo, o fingendo di non sapere, che la clausola di salvaguardia (prevista dalla direttiva del Ministro dell’Interno dell’11 ottobre 2016), impedisce proprio questo, in quanto rende esenti dall’attivazione di ulteriori forme di accoglienza quei Comuni che appartengono alla rete Sprar”- intervengono i due primi cittadini- chiarendo che “la presentazione di un progetto Sprar è nata sulla consapevolezza che il flusso migratorio è inarrestabile e che non potranno mai esserci norme, operazioni di polizia o chiusura di frontiere che possano bloccarlo, poiché la storia ci insegna che si fugge sempre dalle guerre, dalle violenze, dalle deportazioni. Abbiamo ritenuto pertanto di svolgere un ruolo attivo “governando” il fenomeno attraverso un programma di accoglienza equilibrato, controllato, trasparente e finalizzato a creare un percorso effettivo di inclusione sociale. Diversamente il fenomeno si subirebbe perché la distribuzione viene gestita direttamente dal Ministero (tramite le Prefetture, senza alcuna coordinazione con l’ANCI e, spesso, senza neppure avvisare i Comuni destinatari) attraverso i c.d. C.A.S. – Centri Accoglienza Straordinari – dove l’accoglienza ormai è divenuta tutt’altro che straordinaria e dove i flussi incontrollati e sproporzionati di migranti generano quelle situazioni critiche richiamate dal rappresentante peligno di Italica, che sono causa di tensioni sociali e di legittime preoccupazioni. Non crediamo possa esserci una terza via”- concludono Di Mascio e Ciampaglione.

Andrea D’Aurelio

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