SULMONA – Che di questi tempi è sempre più difficile arrivare alla fine del mese è ormai risaputo ma quando per sopravvivere si è costretti a rovistare nei cassonetti della spazzatura la povertà diventa un allarme sociale. La scena è quella che si ripete ormai in tutte le città italiane. Questa volta siamo a Sulmona. Alle 17,20 del 2 marzo spunta un anziano che, in pieno pomeriggio quando il via vai di gente non è affatto cessato, cerca di recuperare le scarpe o qualche indumento dai cassonetti della spazzatura di via Cornacchiola, nei pressi del campo sportivo “Linusâ€. Prima si guarda intorno per agire con discrezione ma anche quando incrocia lo sguardo dei ragazzi che parcheggiano l’autovettura o dei cittadini che si recano nelle attività commerciali della zona, resta intento nel suo operato. Deve portare via qualcosa. Un episodio che riaccende i riflettori sui poveri che bussano ogni giorno alla porte delle istituzioni, ma soprattutto su quelli che vivono l’indigenza in silenzio. I numeri della povertà in città e sul territorio arrivano dalla Caritas Diocesana di Sulmona-Valva che ogni giorno accoglie circa 30 indigenti per un pasto caldo. La maggior parte degli indigenti che si rivolgono alla mensa Caritas sono italiani, una piccola percentuale è occupata dagli stranieri. Molti sono abituali, solo qualcuno passa per una toccata e fuga. Il trend nazionale si ripercuote così a cascata anche nel territorio peligno. I pasti che la Caritas eroga ogni anno sono all’incirca 10 mila. Poi ci sono i poveri che non vengono a chiedere aiuto e quelli nessuno può contarli. Il quadro non è affatto rassicurante e i primi a doversi interrogare sono proprio gli amministratori. Per invertire il trend servono infatti degli interventi concreti.
Andrea D’Aurelio
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