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SULMONA – Ha dovuto attendere quattro giorni per il rilascio di un’autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico ma alla fine si vede costretta a rinunciare al posto di lavoro. E’ quanto è accaduto ad A.S., ambulante rom, che a Onda Tg racconta le sue peripezie con gli uffici comunali di Palazzo San Francesco. Per il 29 e il 30 luglio, i giorni clou della Giostra Cavalleresca di Sulmona, ottiene regolarmente l’autorizzazione grazie all’interessamento di una consigliera comunale. Ma per ottenere quel pezzo di carta ha dovuto sudare. Personale in ferie, Dirigenti che non avevano tempo per occuparsi del caso, ore ed ore di attesa nel primo piano del Municipio con i dipendenti che di tanto in tanto si prodigavano per offrire un caffè o una bottiglia d’acqua. Il permesso arriva ma la localizzazione non agevola l’ambulante che smantella baracca e burattini. Era stata posizionata in piazza Carlo Tresca con la concorrenza a due passi. Ma quella è un’altra storia perché ognuno ha il diritto di lavorare. Torna quindi in Comune per chiedere una nuova autorizzazione per il fine settimana successivo, 4 e 5 agosto, e ricomincia la trafila. Si reca in banca per i versamenti, anche quelli arretrati relativi alla Tosap dal 2012 al 2016, e torna a Palazzo per chiedere l’autorizzazione per occupare il suolo pubblico in un’altra zona della città. Prima un si verbale, poi la richiesta di un incontro con il sindaco e poi un tira e molla che va avanti per tre giorni di fila. La signora è stanca e rinuncia al posto di ambulante ma alla vigilia dell’evento, il venerdì, arriva l’autorizzazione a sua insaputa. A scoprirlo è stata la stessa ambulante nella giornata di ieri quando per l’ennesima volta si è recata in Comune per chiedere spiegazioni. “Ma è mai possibile che per lavorare e ottenere un permesso debba passare tutto questo tempo?”- si domanda la Rom- spiegando di essersi anche messa in regola, di aver ottemperato a tutte le richieste della burocrazia con rapidità ma il rilascio delle autorizzazioni invece è stato al contrario lungo e farraginoso. Una storia come le altre che ripropone la distanza e la difficile affinità fra il cittadino e la Pubblica Amministrazione.

Andrea D’Aurelio

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